[1574,1] Osservo però che non solo gli studi soddisfanno più di qualunque altro
piacere, e ne dura più il gusto, e l'appetito ec. ma che fra tutte le letture,
quella che meno lascia l'animo desideroso del piacere, è la lettura della vera
poesia. La quale destando mozioni vivissime, e riempiendo l'animo d'idee vaghe e
indefinite e vastissime e sublimissime e mal chiare ec. lo riempie quanto più si
possa a questo mondo. Così che Cicerone
1575 non avrebbe forse potuto dire della poesia ciò che
disse dell'eloquenza. Ben è vero che questa è proprietà del genere, e non del
poeta individualmente, e non deriva dall'arte sua, ma dalla materia che tratta.
Certo è che un poeta con assai meno arte ed abilità di un eloquente, può
lasciare un assai minor vôto nell'animo, di quello che possa il più grande
oratore; e produr ne' lettori quel sentimento che Cicerone esprime, in assai minor grado. (27.
Agos. 1821.).