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[1604,1]  È probabile che laddove oggi il fondamento {o la condizione universale} del bello è la delicatezza, per li primitivi lo fosse ciò che noi chiamiamo grossezza; perchè il nostro stato, e quindi le nostre assuefazioni e idee sono giusto in questo punto diametralmente opposte alle primitive e naturali (e selvagge). Ma se anche la delicatezza entrava, o come straordinaria e quindi graziosa, o in qualunque altro modo nell'idea primitiva del bello, ella era una delicatezza diversissima da quella che oggi si stima indispensabile alla bellezza. Ella era una delicatezza assai minore, e tale che a noi parrebbe poco lungi dal grossolano e anche grossezza. Siccome {per lo contrario} la delicatezza presente ai primitivi sarebbe paruta eccessiva, sconveniente, e brutta. L'idea insomma della delicatezza poteva forse entrare nel bello primitivamente concepito, {+(specialmente nell'uomo rispetto alla donna, della quale è propria per natura, e quindi conveniente, una delicatezza, ma solo rispettiva, e proporzionata, e riguardo alla differente natura dell'uomo ec.)} ma solo nel detto modo. E così ogni bellezza è relativa. E proporzionate differenze  1605 si trovano fra il bello antico e il moderno, fra il bello di una nazione e quello di un'altra; di un clima, di un secolo, e quello di un altro; fra il bello degl'italiani e quello de' francesi ec. ec. (1. Sett. 1821.). {{v. p. 1698.}}

1698,11698,1