[1669,2] Il vedere che altri prova in nostra presenza un
gusto vivo, ci è sempre grave, e ci rende odiosa quella persona. E perciò è
prudenza e creanza il non dimostrare in presenza
1670
altrui di provare un piacere, o il portarsi con una disinvoltura che mostri di
non curarsene ec. Similmente dico di un vantaggio. E v. un mio pensiero sul far
carezze alla moglie in presenza altrui, e il costume degl'inglesi che ho notato
in questo proposito p. 206
p. 233. Cosa spiacevolissima anche tra noi, e che m'è avvenuto di
sentir condannare come insopportabile in due sposi che si facevano grandi
carezze in presenza d'altri. Tanto è vero che l'uomo odia naturalmente l'uomo.
Eccetto se quel gusto che ho detto è stato procacciato a quella persona da noi
stessi volontariamente, nel qual caso
egli ridonda in certo modo su di noi, e serve alla nostra ambizione, ec. insomma
ne partecipiamo. Questo effetto si prova massimamente cogli eguali e co'
superiori (meno cogl'inferiori, co' fanciulli ec.); ma cogli eguali soprattutto,
e cogli amici e stretti conoscenti più che mai, perocchè con questi si esercita
principalmente l'invidia, e si sente al vivo l'inferiorità nostra ec. in
qualsivoglia genere. I superiori sono il soggetto di un odio più generale, che
si stende su tutta la loro persona,
1671 condizione ec.
e discende meno, o è meno sensibile alle cose particolari, tanto più che non si
può entrare con essi in competenza di desiderii ec. Parimente riguardo
agl'inferiori, bisogna che i loro vantaggi o piaceri siano d'un alto grado (nel
qual caso l'odio è maggiore verso loro che verso qualunque altro) perchè
arrivino a pungere il nostro amor proprio, e la nostra gelosia ec. Nondimeno è
vero che sempre se ne prova qualche disgusto. (11. Sett.
1821.).
Trattato delle passioni, qualità umane ec.Galateo morale.Invidia.Odio verso i nostri simili.206,1233,2