11. Agosto 1820.
[206,1]
Cleobulo dice Diog.
Laerz.
συνεβούλευε... γυναικὶ
*
{(uxori)}
μὴ ϕιλοϕρονεῖσϑαι μηδὲ μάχεσϑαι ἀλλοτρίων παρόντον∙ τὸ
μὲν γὰρ ἄνοιαν, τὸ δὲ μανίαν σημαίνει
*
.
{{V. p. 233.}}
[206,2]
Il medesimo, μὴ ἐπιγελᾶν
τοῖς σκωπτομένοις∙ ἀπεχϑήσεσϑαι γὰρ τούτοις
*
.
[206,3] In proposito di quello che ho detto p. 68. nel pensiero, Guardate, Chilone, dice il Laerz.
προσέταττε... λέγοντα μὴ κινεῖν τὴν χεῖρα∙ μανικὸν
γὰρ
*
. {V. la nota d'Is. Casaubono al Laerz.
Vit. Polemon. l.
4. segm. 16.}
[206,4] La grazia propriamente non ha luogo se non nei piaceri
che appartengono al bello. Una novità, un racconto curioso, una nuova piccante,
tutto quello che punge o muove o solletica la curiosità, sono irritamenti
piacevoli ma non hanno che far colla grazia. E quelli che appartengono ai cibi,
o a qualunque altro piacere parimente, somigliano alla grazia, e possono esserne
esempi, ma non confondersi con lei. Perciò la grazia va definita semplicemente,
un irritamento nelle cose che appartengono al bello, tanto sensibile, quanto
intellettuale, come il bello poetico ec.
[207,1]
207 Le grazie della lingua sono più che mai relative a
quelle persone che la intendono perfettamente ec. e non mai assolute. Così le
grazie attiche, toscane ec. forse più graziose per gli altri italiani che per
gli stessi toscani, a cagione di una certa sorpresa ec. ma poco o nulla agli
stranieri.
[207,2] Oggidì è cosa molto ordinaria che un uomo veramente
singolare e grande si distingua al di fuori per un volto o un occhio assai vivo,
ma del resto per un corpo esilissimo e sparutissimo, e anche difettoso. Pope, Canova, Voltaire, {+Descartes, Pascal.} Tant'è: la grandezza appartenente
all'ingegno non si può ottenere oggidì senza una continua azione logoratrice
dell'anima sopra il corpo, della lama sopra il fodero. Non così anticamente,
dove il genio e la grandezza era più naturale e spontanea, e con meno ostacoli a
svilupparsi, oltre la minor forza della distruttrice cognizione del vero
inseparabile oggidì dai grandi talenti, e il maggior esercizio del corpo
riputato cosa nobile e necessaria, e come tale usato anche dalle persone di gran
genio, come Socrate
ec. E Chilone
{uno de' sette savi} non credeva alieno dalla sapienza
il consigliare come faceva, εὖ τὸ σῶμα ἀσκεῖν
*
(Laerz.), {e questo
consiglio si trova registrato fra i documenti della sua sapienza.} In
particolare poi quanto alla politica, oggidì l'uomo di stato si può dir che sia
come l'uomo di lettere, sempre occupato alle insaluberrime fatiche del
gabinetto. Ma nelle antiche repubbliche chi aspirava agli affari civili, e nella
sua giovanezza fortificava necessariamente il corpo cogli esercizi la milizia
ec. senza i quali sarebbe stato quasi infame; e lo stesso esercizio della
politica era pieno di azione corporale, trattandosi di agire col popolo,
clienti, impegni ec. ec. Così {anche} la vita di
qualunque {altro} uomo di genio era sempre piena di
azione nell'esercizio stesso delle sue facoltà.
208
Esempio ne può essere Omero, secondo
quello che si racconta della sua vita, viaggi ec. {+Di Cicerone che tanto
incredibilmente affaticò la mente e la penna, e che nacque di
quell'ingegno e natura unica che ognun sa, niun dice che fosse di corpo,
non che infermiccio, ma gracile, le quali qualità oggi s'hanno per segni
caratteristici, e condizioni indispensabili de' talenti non pur sommi ma
notabili, e massime di chi avesse coltivato e occupato tanto la mente
negli studi letterari e nello scrivere, come Cic. anzi per una metà. Quel che dico di Cic. può dirsi di Platone, e di quasi tutti i
grandissimi ingegni e laboriorissimi[laboriosissimi] letterati e scrittori antichi. V. però Plutarco
Vita di Cic.}
(11. Agosto 1820.)
{{V. p. 233. capoverso 3..}}