Navigation Settings

Manuscript Annotations:
interlinear {...}
inline {{...}}
attached +{...}
footnote #{...}
unattached {...}
Editorial Annotations:

Correction Normalization

5. Marzo 1822.

[2392,2]  Asseriscono che la natura ha data espressamente all'uomo la facoltà di perfezionarsi, e voluto che l'adoprasse, e però non ha provveduto a lui del necessario così bene come agli altri animali, anzi glien'ha mancato anche nel più essenziale. E da questa facoltà vogliono che l'uomo sia tenuto per superiore e più perfetto degli altri esseri. 1. Vi par questa una bella provvidenza? Dare all'uomo la facoltà di perfezionarsi, cioè di conseguire la felicità propria della sua natura; ma frattanto perchè questa perfezione non si poteva conseguire se non dopo lunghissimo spazio di tempo, e successione d'infinite esperienze,  2393 fare decisamente, e deliberatamente infelici un grandissimo numero di generazioni, cioè tutte quelle che dovevano essere innanzi che questa perfezione propria dell'esser loro, e non per tanto difficilissima e remotissima, si potesse conseguire, come ancora non possono affermare che si sia fatto. E per rispetto di questa medesima facoltà di perfezionarsi, di questo dono, di questo massimo privilegio dato dalla natura alla specie umana, mancare alla medesima del necessario, quando era evidente che questa facoltà non avrebbe avuto effetto, e non avrebbe potuto supplire al preteso mancamento della natura verso di noi, se non dopo lunghissimo tempo, e dopo che moltissime generazioni avrebbero dovuto, a differenza di tutti gli altri esseri, sentire e sopportare il detto mancamento, e l'infelicità che risulta dal non essere nello stato proprio della propria natura. In verità che questo, se fosse vero, mostrerebbe una gran predilezione della natura verso di noi, e gran superiorità nostra sugli altri esseri. 2. Non essendo la perfezione altro  2394 che l'essere nel modo conveniente alla propria natura, e tutti gli animali e le cose essendo così, tutte sono perfette nel loro genere, e ciò vuol dire che son perfette assolutamente, non potendo la perfezione considerarsi fuori del genere di cui si discorre. La natura dunque (giacchè gli animali e le cose non hanno acquistata questa perfezione da loro, e sono in tutto secondo natura) ha fatto gli animali e le cose tutte perfette. L'uomo solo, secondo voi, l'ha fatto perfettibile. Bella superiorità e privilegio. Dare agli altri il fine, a voi il mezzo; a tutti la perfezione, a voi non altro che il mezzo di ottenerla. E di più un mezzo o inefficace e quasi illusorio, o così poco efficace, che, lasciando gl'infiniti ostacoli, e l'immenso spazio di tempo che s'è dovuto passare prima di ridurci allo stato presente, in questo ancora non possiamo esser tanto arditi nè sciocchi da darci per perfetti (che vorrebbe dir felici, quando siamo il contrario): e oltre a questo non sappiamo quando lo potremo essere: anzi non possiamo congetturar neppure in che cosa potrà consistere la nostra  2395 perfezione se mai s'otterrà: e per ultimo, se parliamo da vero, siamo o dobbiamo essere omai più che persuasi, che la detta perfezione, qualunque ce la figuriamo, non s'otterrà mai, e non diverremo mai più felici. E pur gli animali lo sono dal principio del mondo in poi, senza essersi mossi dalla natura. Ecco la superiorità naturale su tutti gli esseri, che si scopre in noi mediante la bella e generale supposizione della nostra perfettibilità. (5. Marzo 1822.).