2. Gen. 1821.
[463,2] L'egoismo comune cagiona e necessita l'egoismo di
ciascuno. Perchè quando nessuno fa per te, tu non puoi vivere se non t'adopri
tutto per te solo. E quando gli altri ti tolgono quanto possono, e per li loro
vantaggi non badano al danno tuo, se vuoi vivere, conviene che tu combatta per
te, e contrasti agli altri tutto quello che puoi. Perchè di qualunque cosa tu
voglia cedere, non devi aspettare nè gratitudine nè compenso, essendo abolito il
commercio de' sacrifizi e liberalità e benefizi scambievoli: anzi se tu cedi un
passo gli altri ti cacciano indietro venti passi, adoperandosi ciascuno per se
con tutte le sue forze; onde bisogna che ciascuno
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contrasti agli altri quanto può, e combatta per se fino all'ultimo, e con tutto
il potere: essendo necessario che la reazione sia proporzionata all'azione, se
ne deve seguire l'effetto, cioè se vuoi vivere. E l'azione essendo eccessiva,
dev'esserlo anche la reazione. E quanto l'una è maggiore, tanto l'altra dee
crescere necessariamente. Come in una truppa di fiere affollate intorno a una
preda, dove ciascuna è risoluta di non lasciare alle altre se non quanto sarà
costretta; quella fiera che o restasse inattiva, o cedesse alle altre, o
aspettasse che queste pensassero a lei, o finalmente non adoperasse tutte le sue
forze; o resterebbe a digiuno, o perderebbe tanto, quanto meno forza avesse
adoperata, o potuto adoperare. Tutto quello che si cede è perduto, posto il
sistema dell'egoismo universale. Anche per altra parte, questo egoismo cagiona
l'egoismo individuale, cioè non solo per l'esempio, ma pel disinganno che
cagiona in un uomo virtuoso, la trista esperienza della inutilità, anzi
nocevolezza della virtù e de' sacrifizi magnanimi: e per la misantropia che
ispira il veder tutti occupati per se stessi, e non curanti del vostro
vantaggio, non grati ai vostri benefizi, e pronti a danneggiarvi o beneficati o
no.
465 La qual cosa cambia il carattere delle persone,
e introduce non solo materialmente, ma radicalmente l'egoismo, anche negli animi
più ben fatti. Anzi principalmente in questi, perchè l'egoismo non vi entra come
passione bassa e vile, ma come alta e magnanima, cioè come passione di vendetta,
e odio de' malvagi e degl'ingrati. Si nocentem
innocentemque idem exitus maneat, acrioris viri esse, merito
perire:
*
diceva Ottone
Imp. appresso Tacito
Hist. l. 1. c. 21.
(2. Gen. 1821.). {{V. p. 607.
fine.}}