4. Feb. 1821.
[607,1]
{Alla p. 465.} Bisogna
combattere ad armi uguali, chi non vuol restare sicuramente inferiore. Dunque
608 tutto il mondo oggidì essendo armato di egoismo,
bisogna che ciascuno si provveda della medesima arma, anche i più virtuosi e
magnanimi, se voglion far qualche cosa.
[608,1]
Alla p. 570.
principio. Perchè come gli oligarchi e gli ottimati a forza di
fazioni, di clientele, di largizioni, di artifizi di ogni sorta, hanno vinto la
plebe in cui risiedeva il potere, e l'hanno vinta colle forze comuni: così
questi pochi nei quali risiede ora il potere; mediante l'egoismo e la πλεονεξία,
inevitabile quando la virtù {e la natura} è sparita dal
mondo, non si accordano neppure intorno agl'interessi comuni di questa piccola
società, il cui solo bene era divenuto loro scopo: e ciascuno cercando il ben
proprio, si dividono di nuovo in partiti; il partito vincitore, si suddivide di
nuovo per gli stessi motivi; finattanto che più presto o più tardi, la vittoria
e il potere resta in mano di un solo, il quale essendo indivisibile, finalmente
il governo divenuto monarchia, piglia
609 una forma
stabile. Così accadde in Roma. Gli uomini chiari per
gloria militare o domestica, per ricchezze, potere, eloquenza ec. esercitavano
già una specie di oligarchia, quando questa, abbassati tutti gli altri, si venne
a ristringere nei primi Triumviri, finattanto che Cesare tolti di mezzo gli altri triumviri, ristrinse
tutto in lui solo. Così nel secondo triumvirato. (4. Feb.
1821.).