Pisa. 5. Feb. 1828.
[4301,6]
E disse fra suo core: i'ho mal fatto.
Pulci
Morg. maggiore, ΧII. 28.
[4301,7]
Disse Rinaldo: a te, sanza altre scorte, (nessuna scorta) Venuti siam per l'oscura foresta.
Ib. canto 17. st. 35.
[4301,8]
E disse fra suo cor: costui fia quello.
Ib. c. 22. st. 228.
[4301,9]
Sottosopra fu buon sempre l'ardire: Ha la fortuna in odio un uom da poco, Ed è nimica de gli sbigottiti (soliti a sbigottirsi ec.).
Berni, Orl. inn. c. 55. st. 3.
[4301,10] Oramai si può dire con verità, massime in Italia, che sono più di numero gli scrittori che i lettori (giacchè gran parte degli scrittori non legge, o legge men che non iscrive). Quindi ancora si vegga che gloria si possa oggi sperare in letteratura. In Italia si può dir che chi legge, non legge che per iscrivere; quindi non pensa che a se, ec. (Pisa. 5. Feb. 1828.).