1. Nov. dì d'Ognissanti. 1821.
[2025,1] Gli antichi poeti e proporzionatamente gli scrittori
in prosa, non parlavano mai delle cose umane e della natura, se non per
esaltarle, ingrandirle, quando anche parlassero delle miserie {+e di argomenti, e in istile
malinconico.} ec. Così che la grandezza costituiva il loro modo di
veder le cose, e lo spirito della loro poesia. Tutto al contrario accade ne'
poeti, e negli
2026 scrittori moderni, i quali non
parlano nè possono parlare delle cose umane e del mondo, che per deprimerne,
impiccolirne, avvilirne l'idea. Quindi è che i linguaggi antichi sempre
innalzano e ingrandiscono, massime quelli de' poeti, i moderni sempre
impiccoliscono e abbassano {e annullano} anche quando
sono poetici. {+Anzi appunto in ciò
consiste lo spirito poetico d'oggidì (che ha sempre, e massime oggi, grandi
rapporti col filosofico di ciascun tempo). Gli antichi si distinguevano dal
volgo coll'inalzare le cose al di sopra dell'opinione comune; i moderni
poeti col deprimerle al di sotto di essa. In ciò pure v'è grandezza, ma del
contrario genere.} Onde avviene che gli scritti moderni tradotti p. e.
in latino, o le cose moderne trattate in latino, suonano tutt'altro da quello
che intendono, e ne segue un effetto discordante tra la grandezza e l'altezza
del linguaggio, e la strettezza e bassezza delle idee, ancorchè fra noi
poeticissime. (Come accaderebbe trasportando le nostre letterature in
Oriente). E viceversa traducendo gli antichi
negl'idiomi moderni, o trattando in questi le cose antiche.
[2026,1] Da ciò segue che la lingua latina
2027 come quella ch'essendo d'indole tutta e distintissimamente
antica, non ne ha punto la libertà, è del tutto inettissima alle cose moderne,
alle traduzioni degli scritti moderni ec. (e lo spirito umano avrebbe incontrato
un grandissimo ostacolo, e camminato con somma lentezza, se più a lungo, dopo il
risorgimento della civiltà, fosse durato negli scrittori, {negli affari ec.} l'uso e il bisogno di adoperar la lingua latina,
per la insufficienza delle volgari.) Le altre lingue antiche vi sono più o meno
adattabili, secondo che hanno maggiore o minor libertà, fra le quali tiene il
primo luogo la greca. (dico fra le lingue antiche ben colte e formate, giacchè
le altre sono adattabili a tutto, non
per virtù, ma per difetto, e così può forse dirsi della tedesca.)
Viceversa le moderne sono più o meno adattabili alle cose antiche, ed alle
traduzioni degli antichi, secondo che hanno maggiore o minor libertà, e che
tengono più o meno d'indole antica,
2028 o somigliante
o affine all'antica: fra le quali ha il primissimo luogo l'italiana, (intendo
sempre fra le colte) e l'ultimissimo possibile la francese, {o piuttosto} ella è fuori affatto di questo numero. (1. Nov. dì
d'Ognissanti. 1821.).