1 Feb. 1821.
[592,3]
Communicare per particeps fieri,
essere, o venire a parte, del qual significato il Forcellini
593 non reca esempi, se non tre di cattiva lega, e di
bassa latinità ed autorità (l'Appendice nulla) si trova presso
Cicerone: (Lael. sive de Amicit.
c. 7.) Itaque, si quando aliquod
officium exstitit amici in periculis aut adeundis, aut
communicandis,
*
(cioè nel prender parte ai pericoli
dell'amico) quis est, qui id non
maximis efferat laudibus?
*
{V. un non so che di simile nella
Crusca.}
[593,1]
Alla p. 307.
Quid autem interest,
ab iis, qui postea nascentur sermonem fore de te, cum ab iis nullus
fuerit, qui ante nati sint, qui nec pauciores, et
certe meliores fuerunt viri?
*
L'Affricano maggiore al minore, presso Cicerone, Somn. Scipion., c.
7. {{V. p. 643. capoverso 3.}}
[593,2]
Quid autem est horum in
voluptate? melioremne efficit, aut laudabiliorem virum? an quisquam in potiundis voluptatibus
gloriando sese, et praedicatione effert?
*
(Cic., Paradox.
1. c. 3. fine) Oggi sibbene, o M.
Tullio, nè c'è maggior gloria per la gioventù, nè scopo alla carriera
loro più brillantemente, manifestamente e concordemente proposto, nè mezzo di
ottener lode e stima più sicuro e comune, che quello
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di seguire e conseguire le voluttà, ed abbondarne, e ciò più degli altri.
L'oggetto delle gare ed emulazioni della più florida parte della gioventù, non è
altro che la voluttà, e il trionfo e la gloria è di colui che ne conseguisce
maggior porzione, e che sa {e può} godere e immergersi
nei vili piaceri più degli altri. Le voluttà sono lo stadio della gioventù
presente: tanto che {già} non si cercano principalmente
per se stesse, ma per la gloria che ridonda dall'averle cercate e conseguite. E
se non di tutte le voluttà si può gloriare colui che le ottiene, in quel momento
medesimo, in cui le gode, (sebbene di moltissimi generi di voluttà accade {tuttogiorno} ancor questo) certo desidererebbe di
poterlo fare, di aver testimoni del suo godimento: anzi questo godimento
consiste per la massima parte nella considerazione e aspettativa del vanto che
gliene risulterà: e subito dopo, non ha maggior cura, che di divulgare e
vantarsi della voluttà provata; e questo anche a rischio di chiudersi l'adito a
nuove voluttà; e colla certezza di nuocere, tradire, essere
595 ingiusto e ingrato verso coloro onde ha ottenuta la voluttà che
cercava. E sebbene certamente neanche oggi la voluttà rende l'uomo migliore, lo
rende {però} più lodevole agli occhi della presente
generazone, il che tu o M. Tullio,
stimavi che non potesse avvenire. (1 Feb. 1821.).