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1. Dic. 1821.

[2200,2]  Alla p. 1167. fine. Potrà far maraviglia il verbo quaeritare, (e il composto requiritare) e indurre a credere che questa sia almeno un'eccezione alla mia regola che i continuativi, e i frequentativi in itare non si formano se non dai participi in us dei verbi originarii. Niente di tutto ciò. Questo esempio invece di distruggere o indebolire la regola, col mezzo della regola  2201 si rettificherà e porrà in chiaro, e si spoglierà eziandio dell'apparenza di anomalia.
[2201,1]  Dico che quaeritare viene da un antico quęritus di quęrere. 1. Questo è regolare come tritus di terere, che è contrazione di teritus, ec. laddove quęsitus è irregolare. Siccome quaesivi o quaesii, in vece di quaerivi, o quaerii, o quaeri.
[2201,2]  2. Nello Spagnuolo querer che sebbene con diverso significato (per la lontananza de' tempi, e la varietà de' dialetti in che si divise il latino nel propagarsi) è però il puro e pretto quaerere, voi trovate appunto il participio querido, cioè quaeritus. Notate che vi troverete ancora da quisè (cioè quaesivi, o quęsii) il participio anomalo quisto (quisto bien o mal) cioè quęstus, cioè quaesitus, giacchè sebbene non si trova quęstus participio, si trova però quęstus us verbale, (e v. p. 2146.) e quaestor, e quaestura ec. tutte pure contrazioni  2202 di quęsitus us, quaesitor, quaesitura ec. voci che parimente si dicono. {Hanno anche gli spagnuoli da quisto, malquisto (come da querido, malquerido) cioè malvoluto, e quindi malquistar (male quaesitare) cioè rendere odioso, (Solìs,) significato figurato e metaforico, o almeno non primitivo.}
[2202,1]  3. Avvertite che quęritare è verbo antico. Il Forc. non ne ha esempi che da Plauto e Terenzio. Quindi forse anche egli non era se non del popolo, eterno conservatore dell'antichità, il quale perciò da quęro non avrà fatto quęsito, ma quęrito dal vecchio quęritus, che forse conservò parimente come oggi si conserva in ispagnuolo.
[2202,2]  4. Sebbene il Forcellini di quęro e quęso faccia due verbi, ed al primo dia il perf. sivi, e sii, col supino situm, al secondo dia gli stessi perfetti, ma neghi il supino, nondimeno è chiaro che tanto i detti perfetti, quanto il supino e participio non sono in verità di quaero, ma di quęso. Questo quęso, dice il Forc. è idem quod quaero: quemadmodum dicebant arbosem, casmen, Valesii, asa, etc. pro arborem, carmen, Valerii,  2203 ara * , etc. Dunque se quaeso è corruzione di quęro, quęsitus non è che corruzione di quęritus; quello dunque è participio di quęso (cioè di un verbo corrotto da quęro), e questo cioè quęritus è il proprio participio di quęro; dunque quęritare è lo stesso che se si dicesse quęsitare, e non osta niente di più alla mia regola; ed è formato nè più nè meno secondo essa, come qualunque altro continuativo o frequentativo (ch'egli può per la sua forma esser l'uno e l'altro); {+ed è regolare come venditare da vendere;} dunque in luogo ch'egli dimostri magagna o eccezione nella mia regola, questa anzi aiuta a conoscere e determinare la vera natura, la vera origine e formazione di questo antico verbo (e forse popolare), e l'antico e proprio participio di quęrere cioè quęritus, il quale è dimostrato appunto da quęritare, secondo la mia regola.
[2203,1]  Così discorro di queritari da queror,  2204 il cui solo participio noto questus non è che una sincope dell'ignoto quesitus, il quale non fu se non corruzione del parimente inusitato queritus. (1. Dic. 1821.).