Firenze. 10. Agosto. 1828. S. Lorenzo.
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4329 Se un {buon} libro non fa
fortuna, il vero mezzo è di dire che l'ha fatta; parlarne come di un libro
famoso, noto all'Italia ec. Queste cose diventano vere a
forza di affermarle. Molti che l'affermino e lo ripetano, lo rendono vero
senz'alcun dubbio. Se, per qualunque ragione, questo mezzo non si può usare, il
miglior partito è di tacere, dissimulare, e aspettare se il tempo facesse
qualche cosa. Ma niente di peggio che de se fâcher avec le
public, gridare all'ingiustizia, al cattivo gusto de' contemporanei,
perchè non fanno caso del libro. Siano giustissime queste querele, sia classico
il libro; dal momento che il suo cattivo esito è confessato e pubblicato, la
miglior sorte che gli possa toccare è di essere riguardato come quei pretendenti
che, privi di baionette, non hanno per se che i diritti e la legittimità.
(Firenze. 10. Agosto. 1828. S.
Lorenzo.).