21 Maggio 1819.
[59,1] Quando l'uomo concepisce amore tutto il mondo si dilegua
dagli occhi suoi, non si vede più se non l'oggetto amato, si sta in mezzo alla
moltitudine alle conversazioni ec. come si stasse in solitudine, astratti e
facendo quei gesti che v'ispira il vostro pensiero sempre immobile e
potentissimo senza curarsi della maraviglia nè del disprezzo altrui, tutto si
dimentica e riesce noioso ec. fuorchè quel solo pensiero e quella vista. Non ho
mai provato pensiero che astragga {l'animo} così
potentemente da tutte le cose circostanti, come l'amore, e dico in assenza
dell'oggetto amato, nella cui presenza non accade dire che cosa avvenga, fuor
solamente alcuna volta il gran timore che forse forse gli potrà essere
paragonato.
[59,2] Io soglio sempre stomacare delle sciocchezze degli
uomini e di tante piccolezze e viltà e ridicolezze ch'io vedo fare e sento dire
massime a questi coi quali vivo che ne abbondano. Ma io non ho mai provato un
tal senso di schifo orribile e propriamente tormentoso (come chi è mosso al
vomito) per queste cose, quanto allora ch'io mi sentiva o amore o qualche aura
di amore, dove mi bisognava rannicchiarmi ogni momento in me stesso, fatto
sensibilissimo oltre ogni mio costume, a qualunque piccolezza e bassezza {e rozzezza} sia di fatti sia di parole, sia morale sia
{fisica, sia} anche solamente filologica, come
motti insulsi, ciarle insipide, scherzi grossolani, maniere ruvide e cento cose
tali.
[59,3] Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando,
benchè tutto il resto del mondo fosse per me come morto. L'amore è la vita e il
principio vivificante della natura, come l'odio il principio distruggente e
mortale. Le cose son fatte per amarsi scambievolmente, e la vita nasce da
questo. Odiandosi, benchè molti odi sono anche naturali, ne nasce l'effetto
contrario, cioè distruzioni scambievoli, e anche rodimento e consumazione
interna dell'odiatore.