3. Maggio. Festa della Invenzione della Santa Croce. 1825.
[4137,1]
4137
{Alla p. 4134.} Siccome la
felicità non pare possa sussistere se non in esseri senzienti se medesimi, cioè
viventi; e il sentimento di se medesimo non si può concepire senza amor proprio;
e l'amor proprio necessariamente desidera un bene infinito; e questo non pare
possa essere al mondo, resta che non solo gli uomini e gli animali, ma niun
essere vi sia, che possa essere nè sia felice, che la felicità (la quale di
natura sua non potrebb'essere altro che un bene ossia un piacere infinito) sia
di sua natura impossibile, e che l'universo sia di propria natura incapace della
felicità, la quale viene a essere un ente di ragione e una pura immaginazione
degli uomini. E siccome d'altronde l'assenza della felicità negli esseri amanti
se medesimi importa infelicità, segue che la vita, ossia il sentimento di questa
esistenza divisa fra tutti gli esseri dell'universo, sia di natura sua, e per
virtù dell'ordine eterno e del modo di essere delle cose, inseparabile e quasi
tutt'uno colla infelicità e importante infelicità, onde vivente e infelice sieno
quasi sinonimi. (3. Maggio. Festa della Invenzione della Santa Croce.
1825.). {{V. p.
4168.}}