[1843,1] Tutta l'europa e tutte le
colte lingue hanno riconosciuto la lingua greca per fonte comune alla quale
attingere le parole necessarie per significare esattamente le nuove cose, per
istabilire, formare,
1844 ed uniformare le nuove
nomenclature d'ogni genere, o perfezionarle e completarle ec. Sola
l'italia ricusa di conformarsi a questo costume; dico
l'italia che non si sa in che consista, perchè i suoi
figli vi si uniformano come gli altri; ma ciò ch'essi fanno in questo
particolare, non si vuol riconoscere dall'universalità della nazione (o da'
pedanti) come bene e convenientemente fatto in punto di lingua, {+all'opposto di ciò che accade nelle altre
nazioni.} Convengo che quando in luogo di una parola greca ch'è sempre
straniera per noi, si possa far uso di una parola italiana o nuova o nuovamente
applicata, che perfettamente esprima la nuova cosa, questa si debba preferire a
quella; (purchè la greca o altra qualunque non sia universalmente prevalsa in
modo che sia immedesimata coll'idea, e non si possa toglier quella senza
distruggere o confondere o alterar questa; giacchè in tal caso una diversa
parola, per nazionale, espressiva, propria, esatta, precisa ch'ella fosse, non
esprimerebbe mai la stessa idea, se non dopo un lungo uso ec. e
fratanto[frattanto] non saremmo intesi.) Ma
fuori di
1845 questo caso che di rarissimo si verifica,
perchè l'italia sola vorrà rinunziare primo al costume
generale di questo e d'altri secoli e dell'europa, che
avrebbe diritto di farsi adottare quando anche non fosse necessario nè buono;
secondo al benefizio universale di quella maravigliosa lingua, che benchè morta
da tanti secoli, somministra perpetuamente il bisognevole a denominare e
significare appuntino tutto ciò che vive, e tutto ciò che nasce o si scuopre o
nuovamente si osserva nel mondo? (5. Ott. 1821.).
2635,1Lingue.Tecniche o scientifiche (voci).Vocabolario universale, proposto
all'.europaeuropaItaliaItaliaItalia