[2063,1] La circostanza dell'Italia e
della Germania è appunto quella della
grecia in questo particolare (eccetto solamente che i
nostri vernacoli non sono stati parzialmente adoperati da buoni scrittori, come
quelli delle {{provincie o città}} greche). La
Germania ne profitta per la libertà della sua lingua.
Noi non potremo, se prevarranno coloro che ci vogliono ristringere al toscano,
anzi al fiorentino. Cosa ridicola che in un paese privo affatto di unità, e dove
nessuna città, nessuna provincia sovrasta all'altra, si voglia introdurre questa
tirannia
2064 nella lingua, la quale essenzialmente non
può sussistere senza una simile uniformità di costumi ec. nella nazione, e senza
la tirannia della società, di cui l'italia manca affatto.
E che Firenze che non è stata mai il centro
dell'italia (e che ora è inferiore a molte altre
città negli studi, scrittori ec. e fino nella cognizione della colta favella)
debba esserlo della lingua, e della letteratura. E che si voglia imporre ad un
paese privo non solo di vasta capitale, non solo di capitale qualunque, e quindi
di società una e conforme, e d'ogni norma e modello di essa, ma privo affatto di
società, una soggezione (in fatto di lingua ch'è l'immagine d'ogni cosa umana)
più scrupolosa di quella stessa che una vastissima capitale, un deciso centro
{ed immagine e modello e tipo} di tutta la nazione,
ed una strettissima e uniformissima società, impone alla lingua e letteratura
francese. (6. Nov. 1821.). Certo se v'è nazione in
europa
2065 colla cui costituzione politica e morale e sociale
convenga meno una tal soggezione in fatto di lingua (e la lingua dipende in
tutto dalle condizioni sociali ec.), ell'è appunto
l'Italia, che pur troppo, a differenza della
Germania, non è neppure una nazione, nè una patria.
(7. Nov. 1821.).