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[2307,1]  (Nel qual proposito osservo di passaggio. La n è radicale e caratteristica della negativa in latino, e così pure per conseguenza in italiano. Quindi non, ne, nec, neque {[v. il Forcell.]} nihil, nil, nemo, nullus cioè non ullus come pure si dice, nego, nefas, nequam, nepus cioè non purus, nolo, {nequeo, nequicquam, nedum,} nequaquam ec. de' quali v. il Forcell. ed osserva la forza {e l'uso} della particella ne in composizione. Non così nel linguaggio greco dei buoni secoli. Giacchè οὐ, οὐχ, οὐκ, μή, ἀ- ec. non hanno n.  2308 Eppure nell'antichissimo greco è chiaro per le sullodate testimonianze, e per l'uso di Omero ec. che la ν avea forza di negazione, privazione, ec. Ecco un'altra prova e della fraternità antichissima delle dette due lingue, e dell'esser forse qualche cosa passata piuttosto dal latino nel greco, che viceversa; o certo dell'avere la lingua latina conservate assai più della greca le sue antichissime ed originarie proprietà. E notate che trattandosi della caratteristica negativa, si tratta di cosa primitiva affatto, e di primissima necessità in qualunque lingua.)