[2372,2] Ecco dunque queste due parole, l'una latino-barbara,
cioè gannare, l'altra {vivente
e} popolare italiana
2373 e spagnuola, d'ambe
le quali, non solo non si sarebbe creduto che fossero antiche, e de' più buoni
tempi, ma si sarebbe penato a congetturare l'etimologia; dimostrate non solo non
moderne, non solo non derivate da' tempi barbari, ma identiche con una radice
antichissima che si trova nell'antichissimo greco, che nel greco de' buoni
secoli era già fatta antiquata, che non potè passare nel latino, donde solo potè
venir sino a noi e al nostro volgo, se non da quando nacque il latino da una
stessa origine col greco, e che perduta nel latino scritto, si è conservata
perennemente nel volgare, in modo che oggi la nostra plebe usa familiarmente una
radice ch'era già poetica, e però già divisa dal volgo, sino dal tempo del più
antico scrittore profano che si conosca, cioè di Omero. Tanta è la tenacità del volgo, e tanto sono
antiche tante cose e parole che si credono moderne, perciò appunto che l'eccesso
della loro antichità nasconde affatto la loro origine, e l'uso che anticamente
se ne fece. E quindi potete argomentare
2374 quante
voci frasi ec. latino-barbare, o italiane, francesi o spagnuole, della cui
origine non si sa nulla, e si credono moderne o di bassa età, perchè solo ne'
moderni o ne' bassi tempi e monumenti si trovano, si debbano stimare
appartenenti all'antichissima fonte de' nostri volgari e del latino-barbaro,
cioè all'antico latino, e quindi al latino volgare ch'è il {solo} mezzo per cui i nostri volgari comunicano colla detta
antichissima fonte: e ciò quantunque in ordine a esse parole e frasi non si
possa dimostrare, appunto a causa della troppo loro antichità, che conservandole
ne' volgari o greci o latini, le bandì dalle scritture. Come vediamo fra noi
molte antichissime parole italiane vivere nella plebe di questa o quella parte
d'italia, e non esser più ricevute nelle scritture.
(31. Gen. 1822.).