[2425,2]
Alla p. 2419.
Come può esser bella una lingua che non ha proprietà? Non ha proprietà
quella lingua che nelle sue forme, ne' suoi modi, nelle sue facoltà non si
distingue dalle forme, modi, facoltà della grammatica generale, e del discorso
umano regolato dalla dialettica. Una lingua regolata da questa sola
2426 non ha niente di proprio; tutto il suo è comune a
tutte le nazioni parlanti, e a tutte le altre lingue; il suo spirito, la sua
indole, il suo genio non è suo, ma universale; vale a dire ch'ella non ha veruna
originalità, e quindi non può esser bella, cioè non può esser nè forte, nè
distintamente nobile, nè espressiva, nè varia (quanto alle forme), nè adattata
all'immaginazione, perchè questa è diversissima e moltiplice, e nel tempo stesso
ella è la sola facoltà umana capace del bello, e produttrice del bello. Ora che
cosa vuol dire una lingua che abbia proprietà? Non altro, se non una lingua
ardita, cioè capace di scostarsi nelle forme, nei modi ec. dall'ordine e dalla
ragion dialettica del discorso, giacchè dentro i limiti di quest'ordine e di
questa ragione, nulla è proprio di nessuna lingua in particolare, ma tutto è
comune di tutte. (parlo in quanto alle forme, facoltà ec. e non in quanto alle
nude parole, o alle inflessioni delle medesime, isolatamente considerate.)
Dunque se non è, nè può esser bella la forma di una lingua che non ha proprietà,
non è nè può esser
2427 bella una lingua che nella
forma sia tutta o quasi tutta matematica, e conforme alla grammatica universale.
E così di nuovo si viene a concludere che la bellezza delle forme di una lingua
(tanto delle forme in genere, quanto di ciascuna in particolare) non può non
trovarsi in opposizione colla grammatica generale, nè esser altro che una
maggiore o minor violazione delle sue leggi.