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[2458,1]  Alla p. 1660. mezzo. Non so bene se il Salviati o il Salvini sia quel che dice dell'antica falsa, e latina ortografia degl'italiani, e particolarmente dell'et non mai pronunziato se non e, o ed. Tutte le lingue nascono, com'è naturale appoco appoco, e per lungo tempo non sono adattabili alla scrittura e molto meno alla letteratura. Cominciando ad adattarle alla scrittura, l'ortografia n'è incertissima, per l'ignoranza di quei primi scrittori o scrivani, che non sanno bene applicare il segno al suono: massime quando si servano, com'è il solito, di un alfabeto forestiero, quando è certo che ciascuna nazione o lingua ha i suoi suoni particolari, che non corrispondono a quelli significati dall'alfabeto di un'altra nazione. Venendo poi la letteratura, l'ortografia piglia una certa consistenza, ed è prima cura de' letterati di regolarla, di ridurla sotto principii fissi, e generali, e di darle stabilità. Ma anche questa opera è sempre imperfettissima ne' suoi principii. Per lo più la letteratura di una nazione deriva da quella di un'altra. Quindi anche l'ortografia in quei principii  2459 segue la forma e la stampa di quella che i letterati hanno sotto gli occhi, troppo deboli ancora per essere originali, e per immaginar da se, e seguire {e conoscer bene} la natura particolare de' loro propri suoni ec: le quali cose non son proprie se non di quello ch'è già o perfezionato o vicino alla perfezione. Nel nostro caso poi, questa lingua letterata, e di ortografia già regolatissima e costante, sopra la cui letteratura s'andavano formando le moderne, era anche immediatamente madre delle lingue moderne. E benchè queste (massime la francese), avessero perduto molti de' suoi suoni, e sostituitone, o aggiuntone molti altri, contuttociò la somiglianza fra la madre e le figlie era tanta, e la loro derivazione da lei era così fresca, che cominciando a scrivere e poi a coltivare queste lingue non mai ancora scritte o coltivate, non si pensò di potersi servire d'altra ortografia che della latina. La quale ortografia già esisteva, e la nostra s'avea da creare: ma nessuna cosa si crea in un momento, massime che tante altre ve n'erano da creare allo  2460 stesso tempo, le quali occupavano tutta l'attenzioni[attenzione] di quei primi formatori delle favelle {moderne.} Uomini che ad una materia putrida (giacchè tutte erano barbarissime corruzioni) aveano a dar vita, e splendore.