[2602,2] Ho mostrato altrove pp.
835-36p. 837
pp.
1737-40 che quasi tutte le principali scoperte che servono alla vita
civile sono state opera del caso, e tiratone le sue conseguenze. Voglio ora
spiegare e confermar la cosa con un esempio. L'arte di fare il vetro, anzi
l'idea di farlo, e la pura cognizione di poterlo fare (la qual arte è
antichissima), è egli credibile che sia mai potuta venire
2603 all'uomo per via di ragionamento? Cavar dalle ceneri, e altre
materie la cui specie esteriore è toto coelo distante
dalle forme e qualità del vetro (v. l'Arte Vetraria d'Antonio Neri) un corpo
traslucido, fusibile, configurabile a piacimento ec. ec. può mai essere stato a
principio insegnato {da altro} che da uno o più
semplicissimi e assolutissimi casi? Ora quanta parte abbia l'uso del vetro
nell'uso della vita e delle comodità civili, com'esso appartenga al numero dei
generi necessari, come abbia servito alle scienze, quante immense e infinite
scoperte si sieno fatte in ogni genere per mezzo de' vetri ridotti a lenti ec.
ec. ec., quanto debbano al vetro l'Astronomia, la Notomia, la Nautica (tanto
giovata e promossa dalla scoperta dei satelliti di Giove
{fatta col telescopio} ec.), tutte queste cose mi basta
accennarle. Ma le accenno affinchè si veda che quando anche le successive
scoperte, perfezionamenti ec. fatti, acquistati ec. intorno al vetro, o per
mezzo del vetro ec. non sieno stati casuali ma pensati (sebbene l'invenzione
dell'occhiale e del Cannocchiale si dice che fosse a caso): contuttociò si
debbono
2604 tutti, esattamente parlando, riconoscere
per casuali, essendo casuale la loro origine, cioè l'invenzione del vetro, senza
la quale niente del sopraddetto avrebbe avuto luogo. E però tutta quella parte
(non piccola) del sapere, dei comodi, della civiltà umana che ha dipendenza e
principio ec. dall'invenzione del vetro, e che senza questa non si sarebbe
conseguita, è realmente casuale, e per puro caso acquistata.