[2699,1] Al contrario le lingue non bene o sufficientemente
organizzate e regolate, variano continuamente e in breve si spengono quasi
affatto, e fanno luogo a lingue quasi nuove, anche durando il medesimo stato
della nazione, sia di civiltà (se pur vi fu mai civiltà non accompagnata da
lingua illustre), sia di maggiore o minore barbarie. La lingua provenzale benchè
scritta da tanti in poesia ed in prosa, pure perchè non ordinata sufficentemente
nè ridotta a grammatica, è tutta morta dopo brevissima vita. E degli stessi
trecentisti italiani, quelli che più s'accostarono al dir plebeo e provinciale,
fosse fiorentino o qualunque, siccome tanti scrittori fiorentini o toscani di
cronichette o d'altro, sono già da gran tempo scrittori di lingua per
grandissima
2700 parte morta; giacchè infinite delle
loro voci, frasi, forme e costruzioni più non s'intendono nelle stesse loro
provincie, o vi riescono strane, insolite, affettate, antiquate e invecchiate.
Vedi Perticari
Apologia di Dante, capo 35,
e specialmente p. 338-45. (17. Maggio. 1823.).