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[2698,1]  La nuova nostra lingua illustre fu sufficientemente organizzata e stabilita nel 300 insieme colla nuova civiltà italiana. Questa ancor dura e non s'è mai più perduta. Dunque anche la lingua italiana illustre del 300, nè si è mai perduta, e dura ancora dopo ben cinque secoli: e quei trecentisti che più si divisero dal parlar plebeo e dai particolari dialetti {separati,} o (come in  2699 Dante) mescolati, quali sono il Petrarca, il Boccaccio, il Passavanti, il traduttore delle Vite de' Padri [Domenico Cavalca], eccetto alcune poche e sparse parole o frasi, sono ancora moderni per noi, e la loro lingua è fresca e viva, come fosse di ieri. {La differenza tra essi e noi sta quasi tutta nello stile e ne' concetti.} {+V. p. 2718.}