23. Maggio 1823.
[2718,1]
Alla p. 2699.
Di quelli scrittori del 300 che usarono lingua più illustre e comune, o manco
plebea e provinciale o municipale, vedi
Perticari
2719
Degli Scritt. del 300. l. 2. c.
6. È da notare che molte differenze che s'incontrano in questi
scrittori fra la loro lingua e la presente, non sono da attribuire alla lingua
di quel secolo. Ma elle sono tutte proprie degli scrittori medesimi. I quali in
quei primi cominciamenti della nostra lingua illustre, in quella scarsezza di
esempi, e quindi di regole della lingua volgare scritta, seguirono quali una
strada e quali un'altra, {sì nel trovare o crear le voci ai
dati oggetti, sì nel collegarle,} come quelli ch'erano i primi; e
spesso per mancanza d'arte, per cattivo gusto, {per povertà
di voci o di modi propria loro o della lingua,} per vaghezza di
novità, o per sola ignoranza, {e poca conoscenza della loro
stessa lingua scritta o parlata,} e per non sapere scrivere, divisero
le loro scritture dalla lingua parlata molto più che non si doveva, o in quelle
cose e in quelle guise che non si doveva; non volendo esser plebei, furono qua e
là mostri di locuzione; non sapendo esprimersi, inventarono parole e forme tutte
loro, tutte barbare; introdussero nelle scritture molti vocaboli e modi latini o
provenzali durissimi e
2720 ripugnanti all'indole della
favella comune o particolare, illustre o plebea, di quel medesimo secolo. Della
qual favella pertanto in queste cose non si può nè si dee fare argomento da
quelle scritture. Perche[Perchè] quelle
mostruosità e stranezze, che noi crediamo e chiamiamo comunemente arcaismi, come
non si parlano ora nè si scrivono, così non furono mai parlate nè pure in quel
secolo, nè scritte se non da uno o da pochi; e quindi non sono proprie della
lingua del 300 ma di quei particolari scrittori. E neanche nei secoli seguenti
al suddetto, fino a noi, non furono mai parlate da alcuno in
italia, nè scritte se non da qualche pedantesco
imitatore, e razzolatore degli antichi, de' quali pedanti ve n'ha gran copia
anche oggidì. Ma l'autorità di questi non fa la lingua nè presente nè passata.
Vedi anche circa queste mostruosità arbitrarie e particolari di tale o {{tale}}
2721 trecentista, il Perticari
loc. cit. p. 133-5. e massime p. 136. fine. (23. Maggio
1823.).