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[2747,1]  Nondimeno questa prodigiosa moltiplicità di caratteri rappresentanti de' suoni composti, nasce in alcuni dei detti alfabeti dal mancare in essi totalmente o in parte i segni rappresentanti i suoni semplici della favella. La qual mancanza, ch'è la maggiore imperfezione che possa essere in un alfabeto, cagiona necessariamente e immediatamente un'assoluta e indeterminata moltiplicità di segni nell'alfabeto medesimo. Ma questa mancanza ed imperfezione non è già una prova che quegli alfabeti abbiano un'origine diversa da quella degli alfabeti Europei. Essa mancanza ed imperfezione, e la moltiplicità  2748 di caratteri che ne deriva, e l'uso di segni rappresentanti de' suoni composti, sono tutte qualità che dovettero necessariamente essere nell'alfabeto primitivo; perchè l'uomo non arriva al semplice e agli elementi se non per gradi, anzi queste sono le ultime cose a cui egli arriva, e nell'arrivarvi consiste appunto la maggior possibile perfezione delle sue idee in qualunque genere. Ora nessuna cosa umana è perfetta nel suo principio, e massime un'invenzione così difficile e astrusa come fu quella dell'alfabeto. Non fu poco, anzi fu maravigliosissimo il pensiero di applicare i segni della scrittura ai suoni {delle parole} invece di applicarli alle cose e alle idee, come si fece nella scrittura primitiva e nella geroglifica, come facevano i messicani nelle loro pitture scrittorie, come fanno i selvaggi, e i chinesi. Dopo concepito questo mirabile pensiero, che fu l'origine dell'alfabeto, questo pensiero ch'io dico essere stato unico nel mondo, cioè concepito da un uomo solo (e in questo senso io sostengo  2749 che l'origine di tutti gli alfabeti sia stata una sola) molto ancora vi volle, e molto tempo dovette passare, e molti tentativi farsi, e molti alfabeti passare in uso presso varie nazioni, prima che l'uomo arrivasse a distinguere i suoni veramente semplici della favella, cioè quelli di cui si componevano tutti gli altri suoni che formavano le parole. Ma da principio, e poi successivamente a proporzione, finchè non si giunse al detto punto, moltissimi suoni composti dovettero parer semplicissimi e indecomponibili. Il numero di questi, e dei segni destinati a rappresentarli, e quindi dei caratteri dell'alfabeto, dovette andar sempre scemando a misura che l'uomo si avvicinava a scoprire i puri elementi dei suoni. Ma in questo intervallo gli alfabeti che si usavano, dovevano aver molti caratteri, perchè questi rappresentavano dei suoni composti. Non tutte le nazioni poterono profittare della scoperta che finalmente si fece dei suoni veramente semplici. Quelle nel cui uso erasi già  2750 confermato un alfabeto più o meno composto di {segni rappresentanti de'} suoni più o manco moltiplici; quelle presso cui la cui la scrittura era già comune; quelle massimamente che avevano già una letteratura, dovettero conservare il loro alfabeto, o tal qual era, o semplificato di poco, perchè l'uso vince ogni ragione. (Basti osservare che la China presso cui l'uso della scrittura s'era forse o introdotto o diffuso prima che fra le altre nazioni, non potè neppure o non volle ricevere l'uso dell'alfabeto assolutamente) Così l'alfabeto fenicio, e gli alfabeti europei derivati da quello, si perfezionarono, mentre molti alfabeti orientali ec. rimasero nell'imperfezione, e questa si radicò e si mantenne in essi perpetuamente fino al dì d'oggi.

Chinesi, loro lingua, costumi, musica, letteratura ec. ec.China