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[2762,1]  La ragione si è che Omero e tutti quei del suo tempo concepivano l'inumanità verso i nemici come appartenente alla virtù eroica, come parte, come debito della medesima, e tanto è lungi che la tenessero per colpa o eccesso, che anzi la stimavano una dote e un attributo degno e proprio dell'eroe: ed intendevano di lodar quello a cui l'attribuivano; e l'attribuivano ed esageravano, volendo lodare, eziandio a chi non l'avesse o non l'avesse in quel tal grado; come fanno i panegiristi circa ogni sorta di virtù. Laddove Virgilio la concepiva, secondo le idee incivilite del suo tempo, come un vizio, e un biasimo; e concepiva come virtù e pregio la benignità ed umanità verso i nemici, il che sarebbe stato ridicolo o assurdo ai tempi d'Omero, come lo sarebbe ora presso i  2763 selvaggi, e questa umanità pose come parte essenziale e notabilissima della virtù eroica, ed espressela nel suo Enea, anzi gliel'attribuì come qualità caratteristica e principale della sua indole. E quei tratti d'inumanità non li tolse ne[nè] li ritrasse dalla forma dell'eroismo ch'egli avea nella sua mente, nè da quella del carattere di Enea ch'egli si era composta; ma dal poema che s'aveva e s'era sempre avuto per modello dei poemi eroici, e in cui si stimava universalmente, essere rappresentata la vera idea del carattere eroico. E ne li tolse quasi contro sua voglia; o più veramente non s'accorse che questa idea a' suoi tempi, in questa parte, era mutata; e non era, in questo, l'idea sua nè quella de' suoi contemporanei; e ch'essa era, in ciò, ben diversa dal concetto ch'egli s'era formato e ch'aveva espresso, del suo Enea. Laonde non vide che quei tratti, benchè propri della  2764 virtù eroica appresso Omero, ed appartenenti al carattere di quegli eroi, non avevano che fare col suo poema. Ma esso gli appropriò ad Enea pensandosi d'aver espresso fino allora {e di} esprimere nel suo poema un eroe come quelli di Omero, e un carattere eroico come l'eroismo espresso da Omero; nel che s'ingannava; e pensandosi che l'eroismo per li suoi tempi fosse quella cosa medesima ch'era stato per li tempi d'Omero, nel che pur s'ingannava. Siccome anche s'ingannava pensandosi d'aver fatto un eroe che fosse potuto essere a quei tempi ne' quali egli lo supponeva; o ch'essendo, fosse potuto essere stimato eroe da' suoi contemporanei. Perchè infatti Virgilio nel formare il carattere di Enea, non salvò la verisimiglianza, rispetto ai tempi in cui fu questo eroe, e peccò di anacronismo in questo carattere molto peggio che nell'episodio di Didone;  2765 siccome peccò di gravissimo anacronismo lo Chateaubriand nei Martiri, supponendo le opinioni religiose, la religiosità e le superstizioni de' tempi di Omero, ne' tempi di Luciano.