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[2790,1]   2790 Il nome di Arpalice (della quale v. Forcell. in Harpalice) non credo che sia nato, nè si debba cercare altronde che dalla velocità ec. Io poi son d'opinione che nel citato luogo della Teogonia, 265-9, la voce ἁρπυίας non sia punto un appellativo, come hanno creduto i grammatici, gl'interpreti e i Lessicografi, ma un puro aggettivo significante ratte, veloci, il che mi persuadono sì il confronto del citato luogo dell'Iliade, sì le addotte osservazioni in proposito, sì tutto il contesto del luogo d'Esiodo.
Θαύμας * (figlio di Nereo e della Terra) δ' ᾽Ωκεανοῖο βαϑυῤῥείταο ϑύγατρα.
Ἠγαγετ' Ἠλέκτρην. ἡ δ' ὠκεῖαν τέκεν Ἶριν[Ιριν]
᾽Ηϋκόμους ϑ' Ἁρπυίας *
(così scrivono con lettera maiuscola) ῾Aελλώ τ᾽ ᾽Ωκυπέτην τε, * (nomi propri, e simboleggiano le procelle e i venti, come indica la loro etimologia, e come pur dicono i grammatici e gli interpreti).  2791
Aἵ ῥ' ἀνέμων πνοιῇσι καί οἰωνοῖς ἅμ᾽ ἕπονται
᾽Ωκείῃς πτερύγεσσι∙ μεταχρόνιαι γὰρ ἴαλλον. *

Io tengo per fermo che ἁρπυίας sia un secondo epiteto compagno di ἠϋκόμους. Il duplicare o moltiplicare gli epiteti senza congiungerli fra loro con alcuna particella congiuntiva, poco usitato dai poeti latini, è familiarissimo ai poeti greci; e proprissimo di Omero, e dietro lui, degli altri: siccome di Dante (secondochè osserva Monti nella Proposta) e degli altri poeti italiani. Vedi fra gli altri infiniti luoghi, odiss. α, 96-100, il qual luogo è ripetuto più d'una volta nell'Iliade, e s'io non fallo, anche nell'odissea.