[2869,1] Non è maraviglia che la scrittura francese sia così
diversa dalla pronunzia. Come altrove ho detto pp. 2462-63 , a tutte le ortografie delle
lingue figlie della latina, ed anche, almeno in parte, della inglese e della
tedesca, servì
2870 di modello e di guida la scrittura
latina, che apparteneva all'unica letteratura che si conoscesse quando prima si
cominciarono a formare e regolare le moderne ortografie, anzi era altresì quasi
l'unica scrittura nota, perchè le lingue moderne poco fino allora s'erano
scritte, e quando conveniva scrivere, s'era per lo più scritto in latino, benchè
barbaro. Ora la pronunzia francese, è tra le pronunzie delle lingue nate dalla
latina, quella che più s'è discostata dal latino. Ond'è che la lingua francese è
altresì fra queste lingue la più diversa dalla madre, così di spirito, di
costruzioni, di maniere, di frasi, {e di assai
vocaboli,} come di suoni. {#(1.) V. p.
2989.} Egli è certissimo che da principio la
lingua francese si pronunziava nel modo stesso che si scriveva, ossia la
pronunzia delle sillabe nelle parole francesi corrispondeva al valore che
avevano nell'alfabeto le lettere con cui esse parole si scrivevano. I versi che
si trovano ancora de' poeti provenzali, pronunziavansi indubitatamente in questo
modo {o con poca differenza,} come ne fa fede la loro
misura, le loro rime ec. che si perderebbero l'une e l'altra pronunziando quei
versi altramente, o alla moderna. Ma le irruzioni e i commerci de'
settentrionali
2871 avendo cangiata la pronunzia
francese, e diradata di vocali e inspessita di consonanti e resa più aspra, e
così diversificatala dalla lingua provenzale, e poi col mezzo della francese,
mutata eziandio la provenzale, (v. Perticari
Apologia di Dante cap. 11.
principio, p. 106. fine - 108. principio, e cap. 12. principio, p. 111. 112.
e ivi fine, p. 119. e Capo 16. fine, p. 158.) la lingua francese si
allontanò sommamente dalla latina, sì per li nuovi vocaboli e forme che acquistò
da popoli che non avevano mai parlato latino, sì per li suoni di cui vestì, e
con cui pronunziò quegli stessi vocaboli tolti dal latino ch'ella aveva, e che
tuttora conserva. Quindi per due ragioni la pronunzia francese dovette riuscir
diversa dalla scrittura. Primo, per la sopraddetta, cioè perchè non avendovi
scrittura nota, o almeno scrittura appartenente a lingua letterata e formata,
fuori della latina, l'ortografia francese dovette pur prendere, come l'altre,
per suo modello la latina, ed essendo già la pronunzia francese fatta
diversissima dalla latina, e certo assai più diversa che non erano o non furono
poi la spagnuola e l'italiana,
2872 perciò la scrittura
francese dovette molto più differire dalla pronunzia, che non differiscono la
spagnuola e l'italiana che presero e usarono lo stesso modello. Secondo: questa
diversificazione e settentrionalizzazione di pronunzia, avendo avuto luogo, o
acquistato forza ed estensione in Francia piuttosto
tardi, e di più trovandosi che i poeti di cui la Provenza
abbondò, scrivevano il provenzale, stato già tutt'uno col francese, ed allora
tuttavia analogo, ma più latino, (v. Perticari l. c. p. 107. principio) lo scrivevano, dico, in
modo simile ed analogo al latino; ed essendo così vero come naturale che i primi
che scrissero qualche cosa in francese, riguardarono ai provenzali, e se li
proposero per guide, come quelli ch'erano in quei tempi i più dotti {forse} della Francia, ed avevano
contribuito a spargere in essa il gusto della poesia volgare e dello scrivere in
volgare; da tutto questo ne seguì che la scrittura francese si accostò al
latino, come ci si accostava e la scrittura pronunzia provenzale; ci si accostò
dico, non ostante che la pronunzia francese ogni dì più se ne scostasse, con che
si venne anche a scostare dalla scrittura.
2873
Perciocchè veramente si può dire che la pronunzia francese da se, e movendosi
essa, si allontanò {{e divise}} dalla scrittura,
piuttosto che la scrittura dalla pronunzia. Benchè veramente sia debito de'
buoni e filosofi ortografi di far che la scrittura in qualunque modo tenga
sempre dietro alla universale pronunzia, regolata, o riconosciuta per regolare;
e non far che la scrittura stia ferma, e lasci andare questa tal pronunzia al suo viaggio, senza darsene alcun
pensiero. Ma questi discorsi non si potevano nè fare nè seguire in quei primi e
confusi tempi e ignoranti, nè dopo fatti, sono stati effettuabili, avendo preso
piede l'usanza contraria in modo che non si potea più scacciare nè mutare;
abbisognando ella di troppe e troppe grandi ed essenziali mutazioni, non di
poche e lievi e quasi accidentali come ne abbisognò e ne ricevette l'usanza
italiana.