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[2932,1]  Pistus {+1. Veggasi la p. 3035. segg. } onde pistare è formato evidentemente dal regolare e primitivo pinsitus, toltagli la n, onde pisitus, e contratto questo in pistus, come positus, repositus ec. in postus, repostus. E vedi la p. 2894. Ora come da pinsitus pisitus e pistus, tolta la n, così da pinsus altro participio irregolare di pinso, del qual participio altresì s'hanno parecchi esempi (v. Forcell. in pinso fin. e pinsus), fu fatto, secondo me, pisus, e da questo, siccome da pistus pistare, viene il verbo pisare, il quale conseguentemente e secondo questo discorso, è un continuativo di pinsere appunto come pistare, e come forse pinsitare. Se a questo discorso avessero posto mente quelli che appresso Varrone e Plinio sostituiscono il verbo pinsere al verbo pisare (o pisere, di cui poscia), riconosciuto pur da Diomede, e letto ancora da taluni appresso Persio  2933 (v. Forcell. in pinso fine), non avrebbero forse pensato a bandire questo verbo. E meno ancora lo avrebbero fatto se avessero osservato questo medesimo verbo pisare appresso un Anonimo, de re architectonica, il quale non ho ora tempo d'investigar chi sia, se non è l'epitomatore di Vitruvio, ma certo al suo stile non par troppo recente, e vedi il suo passo nel Gloss. in Pisare. E meno se avessero guardato allo spagnuolo pisar (calcare, cal-pestare) e all'italiano pigiare ch'è il medesimo: e se in quel luogo di Varrone ficum et uvam passam cum piserunt, * dov'essi ripongono pinserunt, avessero osservato l'evidente conformità con le solenni frasi vernacole pisar las uvas, pigiar le uve. E così se avessero posto mente al sostantivo piso onis, derivante da pisare o certo da pisus per pinsus, il qual sostantivo trovasi appresso il Forcell. e nel citato anonimo ap. il Glossar. e nello spagnuolo pison, onde pisonar ec. Vedi ancora nel Forcellini in pinso il luogo di Varrone l. 1. R. R. c. 63. con quel che n'ei[ch'ei ne] dice; {{e il vocabolo Pisatio, dove non lodo quei che leggono spissatione}}.