[2980,1] In verità questo affievolimento e spossamento
dell'immaginazione, del calore, dell'entusiasmo in un poema di lungo spirito,
non solo ci dee parer perdonabile, ma così naturale, ch'egli sia quasi
inevitabile anche ai più grandi e veri poeti. Massime considerando quella
continuità d'azione che si richiede all'immaginativa, nel modo spiegato di
sopra. Ma Omero, da niuno attingendo,
non avendo esemplari coll'uso e meditazione de' quali, se non altro, ristorasse
le sue forze, si rinfrescasse, e ripigliasse animo (come accade anche ai più
originali poeti), senz'altro nè fonte nè
2981 soccorso,
nè modello, nè sprone che se medesimo, la sua propria immaginativa e la natura,
in uno anzi in due interi poemi più lunghi di tutti quelli ch'essi poscia hanno
prodotti, non mostra mai nè quanto all'invenzione nè quanto allo stile il menomo
languore o isterilimento, ma dura fino all'ultimo colla stessa freschezza,
vivacità, efficacia, ricchezza, copia, impeto, così intero di forze, così
abbondante di novità, così fervido, {così veemente,}
così mosso ed affetto dalla natura, e dagli oggetti che se gli presentano o
ch'egli immagina, come nel principio. Massimamente nella Iliade.
Nella quale anzi la ricchezza, {varietà} bellezza,
originalità e forza dell'invenzione tanto più s'accrescono, quanto più si
avanza, ed è maggiore nel fine che nel principio.