[304,2] Quel detto scherzevole di un francese
Glissez, mortels, n'appuyez
pas
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a me pare che contenga tutta la sapienza
umana, tutta la sostanza e il frutto e il risultato della più sublime e profonda
e sottile e matura filosofia. Ma questo insegnamento ci era già stato dato dalla
natura, e non al nostro intelletto nè alla ragione, ma all'istinto ingenito ed
intimo, e tutti noi l'avevamo messo in pratica da
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fanciulli. Che cosa adunque abbiamo imparato con tanti studi, tante fatiche,
esperienza, sudori, dolori? e la filosofia che cosa ci ha insegnato? Quello che
da fanciulli ci era connaturale, e che poi avevamo dimenticato e perduto a forza
di sapienza; quello che i nostri incolti e selvaggi bisavoli, sapevano ed
eseguivano senza sognarsi d'esser filosofi, e senza stenti nè fatiche nè
ricerche nè osservazioni nè profondità ec. Sicchè la natura ci aveva già fatto
saggi quanto qualunque massimo saggio del nostro o di qualsivoglia tempo; anzi
tanto più, quanto il saggio opera per massima, che è cosa quasi fuori di se; noi
operavamo per istinto e disposizione ch'era dentro di noi, ed immedesimata colla
nostra natura, e però più certamente e immancabilmente e continuamente efficace.
Così l'apice del sapere {umano} e della filosofia
consiste a conoscere la di lei propria inutilità {se l'uomo
fosse ancora qual era da principio,} consiste a correggere i danni
ch'essa medesima ha fatti, a rimetter l'uomo in quella condizione in cui sarebbe
sempre stato, s'ella non fosse mai nata. E perciò solo è utile la sommità della
filosofia, perchè ci libera e disinganna dalla filosofia. (7. Nov.
1820.)