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Teofrasto notato dagli antichi per
uomo laboriosissimo e infaticabile negli studi, venuto a morte nell'estrema
vecchiezza per l'assiduità dello scrivere, secondo ch'è riferito da Suida, e
interrogato dagli scolari se lasciasse loro nessun precetto o ricordo, rispose,
Nient'altro se
non che l'uomo disprezza molti piaceri a causa della gloria. Ma non così
tosto incomincia a vivere che la morte gli sopravviene. Però l'amor
della gloria è così svantaggioso come checchessia. Vivete felici, e
lasciate gli studi che vogliono gran fatica, o coltivategli a dovere,
che portano gran fama. Se non che la vanità della vita è maggiore
dell'utilità. Per me non è più tempo a deliberare: voi altri considerate
quello che vada fatto. E così dicendo spirò.
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(Queste sono
le sue proprie parole come le riporta il Laerzio, in Theophrasto l. 5. segm. 41.)