[3254,1] Quello {poi} che ho detto
che una lingua strettamente universale, dovrebbe di sua natura essere anzi
un'ombra di lingua, che lingua propria, maggiormente anzi esattamente conviene a
quella lingua caratteristica proposta fra gli altri dal nostro Soave
(nelle Riflessioni
intorno
3255 all'istituzione d'una lingua
universale, opuscolo stampato in
Roma, e poi dal med. autore rifuso
nell'Appendice 2.a al capo II.o del Libro 3o del Saggio filosofico di Gio. Locke su l'umano intelletto compendiato dal D. Winne tradotto, e commentato da Francesco Soave C. R. S.
tomo 2.do, intitolato Saggio sulla formazione di
una Lingua Universale), la qual lingua o maniera
di segni non avrebbe a rappresentar le parole, ma le idee, bensì alcune delle
inflessioni d'esse parole (come quelle de' verbi), ma piuttosto come inflessioni
o modificazioni delle idee che delle parole, e senza rapporto a niun suono {pronunziato,} nè significazione e dinotazione alcuna di
esso. Questa non sarebbe lingua perchè la lingua non è che la significazione
delle idee fatta per mezzo delle parole. Ella sarebbe una scrittura, anzi
nemmeno questo, perchè la scrittura rappresenta le parole e la lingua, e dove
non è lingua nè parole quivi non può essere scrittura. Ella sarebbe un terzo
genere, siccome i gesti non sono nè lingua nè scrittura ma cosa diversa dall'una
e dall'altra. Quest'algebra di linguaggio (così nominiamola)
3256 la quale giustamente si è riconosciuta per quella maniera di
segni ch'è meno dell'altre impossibile ad essere strettamente universale, si può
pur confidentemente e certamente credere che non sia per essere nè formata ed
istituita, nè divulgata ed usata giammai. Dirò poi ancora, ch'ella in verità non
sarebbe strettamente universale, perch'ella lascerebbe a tutte le nazioni le
loro lingue, siccome ora la francese. Ella di più non sarebbe propria che dei
dotti o colti. Ma di tutti i dotti e colti lo è pure oggidì la francese. Quale
utilità dunque di quella lingua? la quale non sarebbe forse niente più facile ad
essere generalmente nella fanciullezza imparata, di quello che sia la francese,
che benissimo e comunissimamente nella fanciullezza s'impara. E tutti i vantaggi
che si ricaverebbero da quella chimerica lingua, tutti, e molto più e maggiori,
e forse con più facilità si caverebbero dalla lingua francese, divenendo, se pur
bisogna, più comune e più studiata e coltivata di quel ch'ella già sia.