[3299,2] Del resto s'io dico p. 2036 che i
continuativi e i frequentativi si facevano da' participii in us, piuttosto che
da' supini (in um o in u),
intendo dell'origine di questa formazione, e de'
3300
suoi primi tempi, e dell'antichità ec. In séguito, quando anche l'altre
proprietà di tali verbi così formati erano già mal note, trascurate, cambiate
ec. come altrove ho detto, non contendo che {chi}
{voless}e formare nuovi verbi di questo genere, non li
formasse piuttosto dal supino che dal participio in us del verbo originale (sia
che questo participio non esistesse più, o che fosse per anche in uso), o vero
indifferentemente dall'uno o dall'altro; o che mancando ancora il supino, non
facesse che seguire l'analogia degli altri verbi così formati. Solamente osservo
{1.o} che non perchè molti continuativi e
frequentativi che si leggono negli scrittori dell'aureo tempo o de' molto
posteriori, non si trovino ne' più antichi, si dee perciò sempre e facilmente
conchiudere ch'essi fossero allora nuovi, e coniati appunto da quello o da
quegli scrittori, o in quel secolo in cui lo troviamo. 2.o Che l'uso di
participii in us di verbi neutri, e d'altri di verbi
attivi in significati attivi, non fu solamente proprio dell'antichissima
latinità, ma anche dell'aurea, e della declinante e corrotta eziandio (fino
{forse} a passare alle lingue
3301 figlie: v. la p.
3072.), come apparisce dal luogo
di Velleio altrove da me
notato
p.
1107, e dai vari esempi degli autori che usarono i cosiffatti
participii da me sparsamente notati (i quali esempi si possono vedere nel Forcellini), sia che li prendessero a uno a uno da' più
antichi, o dall'uso d'allora; o che l'uso durasse in genere per tutti o quasi
tutti i verbi neutri e attivi, ad arbitrio dello scrittore e del parlatore, o
pur dell'uno soltanto o dell'altro ec. (29. Agos. 1823.).