2. Nov. dì de' morti. 1821.
[2033,1]
Alla p. 1162. dopo
il mezzo. Vediamo ora la ragione gramaticale di questa formazione de'
verbi continuativi. Il formare un verbo dal participio passato di un altro
verbo, significa che l'azione denotata da questo verbo originario, dopo che già
in tutto
2034 o in parte è stata fatta, seguita ancora
a farsi. Per esempio adflictare formato dal participio
passato adflictus di adfligere, è come dire adflictum facere,
{+anzi afflictum
affligere,} il che importa {assai}
più che adfligere, e viene a dire che colui che adflixit, dopo che il paziente è già {+in tutto o in parte}
adflictus, non lascia però ancora di adfligere. Così datare che
significa costume di dare, viene gramaticalmente ad esprimere che colui che ha
già dato, pur segue tuttavia a dare. Viene in somma il verbo così formato a significare più azioni o
più parti successive di azioni, cioè atti {o azioni
secondarie,} in una volta, e in una sola voce. Quindi adflictare significa azione o più continuata, o più
perfetta che adfligere. E dico più perfetta perchè mi
par che talvolta i verbi continuativi abbiano forza di esprimere un'azione più
terminata, più intera, più compiuta di quella significata da' positivi, e
2035 quindi più continua non quanto a se, ma quanto a'
suoi effetti. {+E che perciò vengano a
dire quasi penitus ......re. V. il luogo di Gellio nel Forcell. in vexo.} La
qual significazione conviene pure benissimo con la loro formazione da'
participii passati de' verbi positivi, giacchè il dire che uno {p. e.}
fa distrutta una cosa, significa azione più perfetta e
terminata che il dire ch'egli la distrugge. Quello
includendo nel presente il passato, dimostra che il presente, ossia l'azione
ch'esso denota, è tanto perfetta, ch'ella è già quasi fosse passata. Questo non
ha altra forza che l'ordinaria del presente. ec. Al qual proposito si può in
qualche modo riferire il verbo francese complèter,
formato anch'esso alla maniera de' continuativi latini, da completus di complere, il quale viene a dire
completum facere, o far
compiuto,
{+(rendre complet. Alberti)} e significa assai più che il
nostro compiere. V. p.
2039.
[2035,1] Del resto tutto ciò che in questo pensiero e in
quello a cui questo si riferisce, ho detto dell'azione o dell'atto, dico
parimente
2036 della passione, e di ciò ch'è di mezzo
fra l'azione e la passione; come il cadere, l'essere, lo stare, e tutto ciò ch'è
il soggetto de' verbi neutri.
[2036,1] La ragione gramaticale che ho resa della formazione
de' verbi continuativi, è applicabile ancora, per la loro parte, ai
frequentativi. {+L'uno e l'altro genere
di verbi io amo dunque per le dette ragioni, chiamarli piuttosto formati da'
participii passati de' verbi positivi, che da' loro supini, come sogliono
fare ordinariamente (non però sempre) i gramatici. E quanto ai participii in
us dei verbi neutri ne ho parlato altrove pp. 1107.
sgg.}
[2036,2] Queste osservazioni ancora ci possono accrescer
l'idea della grande sagacità e sottigliezza della lingua latina, che è pur delle
più antiche. E notate che tutte queste sottigliezze in proposito dei
continuativi, frequentativi ec. non si debbono mica allo studio e all'arte
profonda di coloro che applicando essa lingua alla letteratura ec. le diedero
forma intera, stabile e perfetta; ma anzi oltre che precedettero di molto
quest'epoca, elle sono assai più notabili, e più visibili, e più fedelmente
osservate dagli scrittori latini più antichi, {come ho detto
in molti luoghi;} e quanto più antichi saranno i monumenti
2037 scritti latini che vorremo osservare, tanto
meglio, e più costantemente, regolarmente e distintamente vi scopriremo quelle
proprietà del loro linguaggio, che io ho dilucidate e spiegate. E pure il Lazio era
de' più rozzi paesi della terra. E pur le osservazioni che abbiamo fatte vertono
sopra qualità che ricercano un acume, una sottigliezza, una metafisica singolare
nel linguaggio e ne' suoi primitivi formatori.
[2037,1] Questi pensieri ci possono condurre a grandi
risultati intorno all'acutezza naturale de' primi parlatori, alla vivezza e
disparatezza de' rapporti ch'essi scoprivano, alla loro penetrazione, metafisica
ec. Infatti quante volte il fanciullo è più metafisico ed anche sofistico, che
l'uomo maturo il più versato in tali materie ec. Puoi vedere la p. 2019. fine, seg.
(2. Nov. dì de' morti. 1821.).