[3439,1] Si possono applicare queste considerazioni anche
alla letteratura. Non s'usavano anticamente le brochures, nè gli opuscoli e foglietti volanti, nè scritture destinate
a morire il dì dopo nate. E quello ancora che si scriveva per sola circostanza e
per servire al momento, scrivevasi in modo ch'e' potesse e dovesse durare
immortalmente.
3440
Cicerone dopo dato un consiglio al
senato {o} al popolo, da mettersi in opera anche il dì
medesimo, dopo perorata e conchiusa una causa, ancor di una piccola eredità si
poneva a tavolino, e dagl'informi commẽtari[commentari] che gli avevano servito a recitare, cavava, componeva,
limava, perfezionava un'orazione formata sulle regole e i modelli eterni
dell'arte più squisita, e come tale, consegnavala all'eternità. Così gli oratori
attici, così Demostene di cui s'ha e
si legge dopo 2000 anni un'orazione per una causa di 3 pecore: mentre le
orazioni fatte oggi a' parlamenti o da niuno si leggono, o si dimenticano di là
a due dì, e ne son degne, nè chi le disse, pretese {nè bramò
nè curò} ch'elle avessero maggior durata. (15. Sett.
1823.). {#1. Quel che si è detto
della durevolezza, dicasi ancora della grandezza e magnificenza
ec.}