[3507,1] E perciò può dirsi con verità che il Cristianesimo è
più atto ad atterrire che a consolare, {+o a rallegrare, a dilettare, a pascere colla speranza.} Ed è
certissimo infatti che l'influenza da {lui} esercitata
sulle azioni degli uomini, {è sempre stata ed è tuttavia
come} di religion minacciante assai più che come di religion
promettente; ch'egli ha indotto al bene e allontanato dal male, e giovato alla
società ed alla morale assai più col timore che colla speranza; che i Cristiani
osservarono e osservano i precetti della religion loro più per rispetto
dell'inferno e del Purgatorio che del Paradiso. E Dante che riesce a spaventar dell'inferno, non riesce
{#1. nè anche poeticamente
parlando,} a invogliar punto del Paradiso;
3508 e ciò non per mancanza d'arte nè d'invenzione, ec. {+(anzi ambo in lui son somme ec.)} ma per natura
de' suoi subbietti e degli uomini. (Similmente, con proporzione, si può
discorrere dell'Eliso e dell'inferno degli antichi, {+questo molto più terribile che quello non
è amabile;} dello stato de' reprobi e della felicità de' buoni di Platone ec.).