[3508,1] È anche certo che siccome il Cristianesimo senza il
suo inferno e il suo Purgatorio e {col solo suo
Paradiso,} non avrebbe avuta e non avrebbe sulla condotta e sui
costumi degli uomini quella influenza ch'egli ebbe ed ha, così non {l'}avrebbe avuta, o minore assai, se e' non avesse
minacciato nell'inferno e nel Purgatorio una pena di qualità concepibile, e
s'egli avesse solo minacciata la pena del danno ch'è {di
qualità} inconcepibile, e di natura diversa dalle pene di questo
mondo; benchè non tanto, quanto la beatitudine celeste dalle terrene; perchè noi
concepiamo pure e sentiamo per esperienza come ci possa fare infelici la
privazione e il desiderio di beni non mai provati, mal conosciuti, ed anche non
definibili; dei desiderii vaghi ec. Onde anche non concependo il bene del
Paradiso, possiamo in qualche modo concepire come la privazione irreparabile e
il desiderio continuo {ed eterno} di esso, possa fare
infelici, massime chi sa di non poter esser mai soddisfatto,
3509 e pur sempre desidera, e sa d'aver sempre a desiderare, e chi è
certo di penar sempre allo stesso modo, e di essere eternamente infelice senza
riparo, e senza sollievo alcuno ec. Tutto ciò noi possiamo ben concepire, quasi
secondariamente, come possa esser causa di somma infelicità, benchè non possiamo
concepirlo primariamente, cioè la qualità di quel bene che nell'inferno ec. si
desidera, e la cui privazione e desiderio fa infelici i dannati ec. (23.
Sett. 1823.).