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Editorial Annotations:

Correction Normalization

[3531,1]  Tornando al discorso del coraggio, il vero e perfetto coraggio (quando si tratti di un pericolo dove l'individuo non abbia nulla a fare per ischivarlo o mandarlo a vuoto) dee tanto esser lontano dal muover l'uomo ad allegria o dimostrazione d'allegria straordinaria o diversa dalla disposizione in che egli era il momento prima dell'apprensione del pericolo, quanto dal muoverlo a palpitare, a impallidire, a tremare, a dolersi, a perdersi d'animo, a cadere in tristezza, a divenir taciturno o serio contro il suo solito o contro quel ch'egli era il momento prima, a piangere, e a provar gli altri effetti immediati, e dar gli altri segni espressi e formali del timore. {Chiunque nel pericolo in cui non v'è nulla a fare, comparisce diverso da quel ch'ei suole, qualunque ei soglia essere, e qual ch'ei divenga, e quanta che sia questa diversità, non è coraggioso, o in quel caso non ha vero coraggio.} Com'ei non può può produrre gli effetti {nè i segni propri} del timore, e deve impedirli,  3532 così ed altrettanto ei non può produrre e deve impedire gli effetti e i segni che paiono più contrarii a quelli del timore: dico, in quanto questi effetti e questi segni abbiano relazione al presente pericolo, e da esso, in quanto proprio pericolo, sieno occasionati, e non vengano da altre cagioni indifferenti. Ad essere perfettamente e veramente coraggioso, o a fare una prova particolare di vero e perfetto coraggio (il quale può essere ed atto ed abito, e quello talora senza questo), si richiede da una parte conoscere pienamente tutta la vera qualità e la vera grandezza del pericolo, o esserne pienamente persuaso, vero o creduto ch'ei sia; dall'altra parte non mutarsi per tale cognizione {ovvero} opinione e per tal pericolo, non mutarsi, dico, in nessunissimo conto nè nell'animo, nè nell'esterno, ma conservare esattamente e veramente lo stato del momento prima, allegro o malinconico ch'ei fosse, e seguitare, quanto è materialmente possibile, le stesse operazioni ec. nello stesso modo, in quanto e come si sarebbero seguitate, se il pericolo o l'opinione  3533 o la cognizione di esso non fosse sopravvenuta; insomma perseverare e conservarsi, o essere o divenir {per ogni parte} tale nel pericolo o nell'opinione o cognizione di esso, come appunto sarebbe avvenuto se tal pericolo, opinione o cognizione non fosse in alcun modo sopraggiunta. (eccetto solamente quello che le circostanze d'esso pericolo impediscono materialmente di fare, o in qualunque modo, o per non accrescerlo: come se in una tempesta di mare lo strepito dell'onde m'impedisce di dormire; o se in una battaglia navale, io a quell'ora in cui sarei certamente andato a passeggiare sulla coperta, me ne sto, non toccando a me il combattere, chiuso nella mia camera, per non espormi inutilmente alle palle). Tutto ciò dev'essere senz'alcuno sforzo, come è manifesto dagli stessi termini, perchè altrimenti lo stato dell'individuo non sarebbe onninamente lo stesso allora che prima, ma ben diverso. E dev'esser naturale e vero (che torna a dir lo stesso che senza sforzo), sì perchè lo stato non sia cangiato, sì perchè è proprio sovente del timore, come il muovere all'allegria ec., così ancora il portar l'individuo a fingersi  3534 a se stesso indifferente, e nulla mutato nè di fuori nè di dentro da quel di prima; a perseverare con sembianza di tranquillità nelle stesse azioni, nello stesso stato, e fino nella malinconia, o nell'apparenza esteriore di essa, nella taciturnità, ed in altre condizioni spesso occasionate dal timore, se in queste egli si trovava prima del pericolo. Ciò per farsi coraggio, per persuadersi che non vi sia che temere ec. nè più nè meno che chi dimostra allegria ec. Questa indifferenza o dimostrazione d'indifferenza, lungi da essere effetto o segno di coraggio, lo è anzi di timore. Forse la similitudine può parer vile, ma io non trovo più naturale immagine di un uomo veramente e perfettamente coraggioso nell'ora del pericolo, di quella che Pirrone navigando mostrò a' suoi compagni spaventati nel tempo di una burrasca; e ciò fu un porco che in un cantone della nave attendea tranquillamente a mangiar le sue ghiande, mostrando bene all'esterno che anche il suo stato interiore si era appunto tale quale se la burrasca non fosse stata. Ma una gran differenza che v'ha tra questa similitudine e il nostro caso, si è che quell'animale  3535 non conosceva punto il suo pericolo, dovechè l'uomo coraggioso dee pienamente comprenderlo e giustissimamente stimarlo, senza però curarsene più di quanto facesse quell'animale.