[356,1]
Alla p. 343.
Vedilo ancora sulla fine del Capo 5. da
quel passo abbastanza lungo di Rousseau, Tutto ciò che sento esser bene,
357 è bene,
*
in
poi. Dove l'autore insomma viene a concludere che non esiste legge
naturale, o secondo i Deisti che combatte, o anche, come pare, secondo la
propria persuasione, giacch'egli ne vuol dedurre che non esiste regola di
condotta, esclusa la religione, solo canone dei doveri morali. E nel principio propriamente del Capo 6. dice,
l'uomo ha riconosciuto
dovunque ed in qualunque tempo la distinzione essenziale del bene e
del male, del giusto e dell'ingiusto; e malgrado i vari errori nella
estimazione degli atti liberi considerati come virtuosi o viziosi,
non v'ebbe mai alcun popolo che confondesse le nozioni opposte del
delitto e della virtù.
*
Siamo d'accordo. Così nel
bello, tutti hanno la nozione della convenienza, e nessuno ne ha il tipo. Ma
stando così la cosa, le diverse opinioni non si possono chiamare errori, come
voi fate; perchè non esiste il tipo del buono morale; e perchè non erra
quell'etiope che crede la figura della sua nazione, la più perfetta e la sola
bella nel genere umano.