[3604,1] Richiedendosi necessariamente, come s'è mostrato, al
poeta epico (e similmente al drammatico, al romanziere ec. ed anche allo
storico) ch'egli renda in alcun modo, qualunque siasi, amabile colui ch'e'
voglia rendere interessante, e grandemente amabile, colui ch'abbia ad essere
sommamente interessante; è da considerare che a tal effetto giova
grandissimamente la sventura, la quale accresce a più doppi l'amabilità ove la
trova, e rende spesse volte amabile chi non lo è, ancorchè sia meritevole delle
disgrazie; molto più quando e' ne sia immeritevole. L'uomo poi amabilissimo, che
sia indegnamente sventuratissimo, è la più amabil cosa che possa concepirsi.
3605 L'uomo amabile e sventurato meritatamente, è
sempre molto più caro e compatito e interessante, che il non amabile e
immeritatamente sventurato, il quale può non esser nulla compatito e nulla
interessare (e così spessisimo accade), quando eziandio le sue sventure sieno
estreme, e quelle dell'altro menome, nel qual caso ancora, colui non può mancare
d'esser compatito e riuscir più amabile dell'ordinario. Ma non entriamo in tante
sottigliezze e distinzioni. La infelicità nel principal Eroe dell'impresa ch'è
il {proprio} soggetto del poema, non può aver luogo, se
non come accidentale, e risolvendosi all'ultimo in felicità, secondo che a suo
luogo ho spiegato e mostrato pp. 3097. sgg. Per tanto queste osservazioni confermano grandemente
il mio discorso sulla necessità di raddoppiar l'interesse nel poema epico, a
voler ch'esso poema riesca sommamente interessante e produca grandissimo
effetto; e giustificano ed esaltano il fatto di Omero nell'iliade. Perocchè non dandosi
sommo interesse senza somma amabilità, e la sventura essendo principalissima
3606 fonte di amabilità, e quasi perfezione e sommità
di essa, e non potendo una grandissima e piena e finale infelicità aver luogo
nell'eroe dell'impresa, resta che sia bisogno, a far che il poema sia sommamente
interessante, duplicarne formalmente l'interesse, e diversificar l'uno interesse
dall'altro, introducendo un altro eroe sommamente amabile, e sommamente
sventurato, dalla cui finale sventura sia prodotto {#1. e intorno ad essa si aggiri, e ad essa sempre tenda e
sia spinto, e in vista di essa per tutto il poema sia proccurato,}
questo secondo interesse di cui parliamo, il quale renda il poema sommamente
interessante e capace di lasciar l'interesse nell'animo de' lettori per buono
spazio dopo la lettura ec. Questo è ciò che fece Omero nell'iliade, nella quale Ettore è per le sue
proprie qualità ed azioni, e per la sua somma, piena e finale sventura,
sommamente amabile, e quindi sommamente interessante. Quanto ad Achille, ch'è l'altro protagonista, e
l'Eroe dell'impresa (così lo chiameremo per esser brevi), Omero non potea farlo sfortunato e infelice, massime
considerando la natura e le opinioni di quei tempi, che riponeano il sommo
pregio degli uomini nella fortuna, ed anche ragionando (nel modo che altrove ho
3607 detto pp. 3097. sgg.
pp.
3342-43), dalla fortuna o buona o ria argomentavano o la malvagità o
la bontà, o il merito o il demerito di ciascuno, non istimando che nè la
sventura nè la buona sorte potesse toccare agl'immeritevoli. Pur quanto gli fu
possibile, Omero non mancò di cercar di
conciliare ad Achille, cogli altri
affetti i più favorevoli, anche l'affetto dolcissimo della pietà, madre o
mantice dell'amore. Ciò non solo coll'accidentale sventura della morte del suo
amico Patroclo e con altre tali, ma
col mostrare eziandio, come in lontananza, la finale sventura e l'infelice
destino del bravo Achille, che per
immutabile decreto del fato aveva a morire nel più bel fiore degli anni, {{e questo in}} prezzo della sua gloria, ch'egli
scientemente {e liberamente aveva scelta e preposta,}
insieme con una morte immatura, a una vita lunga e senza onore. Tratto sublime
che perfeziona il poetico e l'epico del carattere di Achille, e della sua virtù, coraggio, grandezza
d'animo, ec. e che finisce di renderlo un personaggio sommamente amabile e
interessante.