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[3613,1]  Da tutte queste considerazioni risulta che l'iliade oltre all'essere il più perfetto poema epico quanto al disegno, in contrario di quel che generalmente si stima, lo è ancora quanto ai caratteri principali, perchè questi sono più interessanti che negli altri poemi. E ciò perchè sono più amabili. E sono più amabili perchè più conformi a natura, più umani, e meno perfetti che negli altri poemi. Gli autori de' quali, secondo la misera spiritualizzazione delle idee che da Omero in poi {hanno} prodotta e sempre vanno accrescendo i progressi della civiltà e dell'intelletto umano, hanno stimato che i loro Eroi dovessero eccedere il comune non nelle qualità che natura {+mediocremente dirozzata e indirizzata} produce {e promuove} (le quali dalle nostre opinioni sono in gran parte e ben sovente considerate per vizi e difetti), ma in quelle che nascono e sono nutrite dalla civiltà e dalla coltura e dalle cognizioni e dall'esperienza  3614 e dall'uso degli affari e della vita sociale, e dalla sapienza e saviezza, {+e dalla prudenza} e dalle massime morali e insomma dalla ragione. Or quelle qualità sono amabili, queste stimabili, e sovente inamabili ed anche odiose. Gli Eroi dell'iliade sono grandi uomini secondo natura, gli eroi degli altri poeti epici sono grandi secondo ragione; le qualità di quelli sono più materiali, esteriori, appartenenti al corpo, sensibili; le qualità di questi sono tutte spirituali, interiori, morali, proprie dell'animo, e che dall'animo solo hanno ad esser concepite, {e valutate.} Dico tutte, e voglio intender le principali, e quelle che formano propriamente e secondo l'intenzion de' poeti, il carattere di tali Eroi; perocchè se i poeti v'aggiunsero anche i pregi più esteriori e corporali, gli aggiunsero come secondarii e di minor conto, e vollero e ottennero che nell'idea de' lettori essi fossero offuscati dai pregi morali, e poco considerati a rispetto di questi; e in verità essi son quasi dimenticati, e, come ho detto in proposito di Enea, paion quasi fuor di luogo, e poco convenienti con gli altri pregi, o pare fuor di luogo  3615 il farne menzione e il fermarcisi, come cose degne da esser notate ed espresse. {Queste considerazioni hanno tanto maggior forza in favore di Omero, e in favore della nostra opinione che vuol che si segua il suo esempio, quanto che è natura della poesia il seguir la natura, e vizio grandissimo e dannosissimo anzi distruttivo d'ogni buono effetto, e contraddittorio in lei, si è il preferire alla natura la ragione. La mutata qualità dell'idea dell'Eroe perfetto ne' poemi posteriori all'iliade, proviene da quello stesso principio che poi crescendo, ha resa la poesia allegorica, metafisica ec. e corrottala del tutto, e resala non poesia, perchè divenuta seguace onninamente della ragione, il che non può stare colla sua vera essenza, ma solo col discorso misurato e rimato ec. Puoi vedere la p. 2944.sgg.} E sembra, ed è vero, che i poeti l'han fatto più tosto per usanza e per conformarsi alle regole ed agli esempi, che perchè convenisse al loro proposito e al loro intento, e perchè la natura e lo spirito de' loro poemi e de' loro personaggi lo richiedesse, anzi lo comportasse. Or, siccome l'uomo in ogni tempo, malgrado qualsivoglia spiritualizzazione e qualunque alterazione della natura, sono sempre mossi {e dominati} dalla materia assai più che dallo spirito, ne segue che i pregi materiali e gli Eroi, dirò così, materiali dell'iliade, riescano e sieno per sempre riuscire più amabili e quindi più interessanti degli Eroi spirituali e de' pregi morali divisati negli altri poemi epici. E che Omero, ch'è il cantore e il personificatore della natura, sia per vincer sempre gli altri epici, che hanno voluto essere (qual più qual meno) i cantori e i personificatori della ragione. (Perocchè veramente gli Eroi dell'iliade sono il tipo del perfetto grand'uomo naturale, e quelli degli altri poemi epici  3616 del perfetto grand'uomo ragionevole, il quale in natura e secondo natura, è forse ben sovente il più piccolo uomo).