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[3634,1]  Con buona pace di Voltaire la lingua francese è ed assuefatissima e proprissima ai dettagli, perch'ella ha parole per significare fino alle più menome differenze delle cose, come altrove ho detto pp. 1232-33 pp. 2715-17, e vince in questo forse tutte l'altre lingue antiche e moderne, comprese le più poetiche, o quelle che meglio hanno linguaggio poetico e nobile. Ma non avendo sinonimi, nè parole {o frasi} antiche o poco usitate e correnti, {#1. e rimote dall'uso comune,} nè significazioni cotali, ma vocaboli e frasi e significati {triti} continuamente dall'uso corrente del discorso e della conversazione, e tanto solo avendo quanto si trova in questo tal uso, ed essendo {#2. non che pregiato e buono e prescritto, ma} vizioso e intollerabile {e condannato e vietato} in francese tutto ciò ch'è rimoto dall'uso del dir comune e presente, ella non può, quando vuol esser nobile, entrar ne' dettagli, ma le conviene tenersi sempre all'{espressioni} generali, che son sempre nobili, o piuttosto, che non sono mai nè possono essere ignobili. Neanche  3635 la lingua latina, nè qual altra è più poetica, più capace di eleganza e maestà ec., più avvezza ai dettagli, ec. potrebbe mai nella poesia o in uno stile nobile, entrar gran fatto ne' particolari, s'ella non avesse parole e modi per significarli, diversi da quelli con che l'uso corrente del parlare, e lo stil familiare {ec.} scritto o parlato, significa quei medesimi particolari. E l'espression latina che sarebbe bassissima in francese, sarebbe stata bassissima anche in latino, se fosse stata quella {o conforme a quella} con che l'uso corrente del dir latino significava quella tal cosa. (8. Ott. 1823.).