[3641,1] Del resto, ho detto altrove p. 2208
pp.
2387-89
pp.
2669-70 che dalla considerazione della divinità come formidabile,
odiosa, odiatrice, nemica ec. nacque l'uso de' sacrifizi {{cruenti,}} comune alla massima parte degli antichi popoli e de'
selvaggi ch'ebbero o hanno una qualunque religione o tintura di religione. Ora è
da notare che detti sacrifizi furono e sono tanto più crudeli, quanto i detti
popoli furono o sono più barbari e ignoranti, perchè tanto più crudele, nemica,
maligna, odiosa, terribile e' si figuravano o si figurano la divinità. Onde per
placarla e soddisfarla, tormentano le vittime, volendo pascere il di lei odio e
sfamarlo, acciocch'esso risparmi i sacrificatori. E perciò ne' più antichi tempi
de' greci e de' latini, {#1. così de' Galli
a' tempi e nella religione de' Druidi, tra' Celti ec.} furono propri
di questi popoli
3642 ancor barbari {e ignoranti,} i sacrifizi d'uomini (che poi per l'uso durarono anche
fino a tempi più civili), e lo sono e furono d'altri moltissimi popoli selvaggi;
come che con tali sacrifizi meglio si soddisfacesse l'ira e l'odio della
divinità verso gli uomini, cioè verso quel tal genere che a lei facea sacrifizi.
E non pur d'uomini nemici, che non sarebbe gran meraviglia (uso anch'esso
comunissimo tra' selvaggi), o di colpevoli e malvagi, ma eziandio nazionali e
probi, benchè questi sacrifizi sieno e fossero meno frequenti di quelli di
nemici o di rei. Qua si può riferire lo spontaneo sacrifizio e devozione (cioè esecrazione di se
stessi ec.) di Codro, de' Decii, di Curzio (s'è vero) e simili. Tutti appartenenti a' più
antichi e barbari tempi della Grecia e di
Roma, nè mai rinnovati ne' tempi civili appo l'una nè
l'altra nazione.