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[3728,1]  Alla p. 3390. Anche ne' nostri più antichi, cioè ne' trecentisti e così in que' del 500 che più gl'imitano, o in quanto egli adoprano le voci antiquate (come spesso il Davanzati e altri assai), e fors'anche ne' ducentisti si trovano moltissime parole spagnuole, oggi fra noi disusate affatto, o rare più o meno, e tra gli spagnuoli ancora correnti e usuali, o ancor fresche più o meno; le quali anche chi sa spagnuolo e italiano, non sa che sieno o sieno state comuni ad ambe le lingue, e trovandole ne' nostri antichi se ne maraviglia, perchè son prettissime spagnuole. Queste o furon tolte dallo spagnuolo (forse per mezzo de' provenzali ch'ebbero  3729 a fare coi catalani, {ec.} e ne presero e dieder loro voci e modi e poesia e stile e metri ec. ec.: v. Andrès) o forse più probabilmente vengono dalla comun fonte d'ambo gl'idiomi, {+o ciò fosse il latin volgare, o qualchessia altra delle tante secondarie che diedero de' vocaboli alle nostre lingue, potendo essere che da una di queste le ricevesse sì l'italia, come la Spagna indipendentemente l'una dall'altra. P. e. da' provenzali ec. ec. Del resto lo stesso ci accade di vedere ne' nostri antichi rispetto alle parole e frasi francesi ec. Ma quanto a queste le cagioni parte son note, parte l'ha spiegate Perticari nell'Apologia. V. p. 3771.} e già fur propri italiani (senza esser punto presi dalla spagna), indi passarono in disuso, mentre in ispagna si conservano ancora: e chi sa che questa non li ricevesse originariamente dalla lingua italiana. Come che sia, tali voci (o frasi ec.) appo i nostri {antichi} non hanno punto {del} forestiero, se non per chi sappia che or sono spagnuole, e sia avvezzo a sentirle, leggerle, parlarle nello spagnuolo, e di là le creda venute ec. ma per se stesse hanno tutta l'aria naturale.