[3741,1] Della bassa opinione in cui fino nel 500 era tenuta
la lingua italiana (detta allora, quasi per disprezzo, volgare) e la sua
capacità {e nobiltà e degnità ed efficacia e ricchezza}
e potenza e possibilità di crescere ec. e il suo stato d'allora (ch'era pur
certo assai più potente {ed efficace e forte ed espressivo e
ricco} e nobile e capace ed idoneo, che non fu {prima nè} poscia e non è oggi, {+dopo sì lungo tempo e tanto accrescimento del numero e
varietà degli scrittori che la trattarono, e delle materie che vi si
trattarono, e delle idee che vi furono e sono, tuttodì in maggior copia e
varietà, significate.} non solo rispetto a letteratura, ma a filosofia
e politica, e maneggi e trattati civili, e storie, ed arti e scienze d'ogni
maniera; onde questa lingua in quel tempo fu meno stimata in ch'ella più valse
per ogni verso che in qualsivoglia altra età e ch'ella sia forse mai per
valere), vedi il Dialogo delle Lingue dello Speroni, tutto, ma particolarmente
dal principio del Discorso tra il Lascari e il Peretto,
sino al fine del Dialogo. (20. Ott. 1823.).