[381,1] La facoltà di formare questo giudizio non manca
all'uomo ignorante, perchè tutto quello ch'egli deve sapere gli è insegnato
dalla natura. Bisogna esser bene stupido per ammetter l'ipotesi di un'ignoranza
che lasci l'uomo nell'intera indifferenza, come quell'asino delle scuole, posto
tra due cibi distanti e moventi d'un modo,
*
il quale si morria di fame.
*
L'ignorante ignora il vero, ma non i motivi di determinarsi. Anzi l'ignorante
naturale, come il fanciullo, si determina molto più presto, facilmente e
vivamente, {risolutamente e certamente} dell'uomo
istruito o saggio. Di più le stesse cose per natura loro indifferenti all'uomo,
per poco che abbia perduto della natura, quelle cose che non possono essere
oggetti di azione, come piante, sassi, e che so io, non sono indifferenti
all'uomo primitivo nè al fanciullo, il quale da piccolissime minuzie, cava
argomento di amarle o di odiarle, e trova notabili {benchè
immaginarie}
differenze, nelle cose più
382 indifferenti, ed esagera e ingrandisce le piccole
differenze reali: sicchè non gli manca ma motivo di determinazione. Anzi la
ragione e la scienza è indifferentissima, e la natura e l'ignoranza è tutto
l'opposto dell'indifferenza. (V. il mio
discorso sui romantici, e la p. 69. di questi pensieri, capoverso 3.)
Perchè l'immaginazione e l'errore dà molto più peso alle minuzie, che la
ragione, e non ammette nè dubbi, nè freddezze nella stessa certezza, come la
ragione che conosce la poca importanza di tutto, e perciò la poca differenza
dell'utilità o bontà rispettiva. Oltracciò la ragione e la scienza, tende
evidentemente ad agguagliare il mondo sotto ogni rispetto, ed estinguere o
scemare la varietà, perchè non c'è cosa più uniforme della ragione, nè più varia
della natura; e così la scienza promuove sommamente l'indifferenza, perchè
toglie o scema anche le differenze reali, e quindi i motivi di
determinazione.