[4156,8] Dolore antico. Era frase usitata per esprimere le
sventure ec. il dire che il tale giaceva in terra,
cioè si voltolava tra la polvere, e Archiloco (ap. Stob. serm. 20. περὶ ὀργῆς, fragm. 32. p. 103. loc. sup. cit.) dice: καὶ μήτε νικῶν ἀμϕάδην
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(ϕανερῶς) ἀγάλλεο, Mηδὲ νικηϑεὶς ἐν οἴκῳ καταπεσὼν
ὀδύρεο
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. Aristofane, Nub.
v. 126. ᾽Aλλ᾽ οὐδ᾽ ἐγὼ μέντοι πεσών γε κείσομαι
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i.e. ἀϑυμήσω (Liebel, loc. sup.
cit. p. 106. ad fragm. 32.)
Archiloco medesimo (fragm.
33. p. 107. ap. Stob.
serm. 103.) volendo dire uomini sventurati e calamitosi, dice: ῎Ανδρας μελαίνῃ κειμένους ἐπὶ χθονί
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. Presso Omero (Iliade σ. 26.) Achille udita la morte di Patroclo si gitta in terra, e così Priamo per quella di Ettore; ed Ecuba (nell'Ecuba di Sofocle o di Eurip. v. 486. 496.) sta prostesa in terra piangendo le
sventure sue e dei suoi, e Sisigambe
madre di Dario, udita la morte di Alessandro, si gittò in terra. Curt. X. 5.
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