[4367,1]
Alla p. 4347.
È cosa dimostrata che il piacer fino, {intimo} e
squisito delle arti, o vogliamo dire il piacere delle arti perfezionate (e fra
le arti comprendo la letteratura e la poesia), non può esser sentito se non
dagl'intendenti, perch'esso è uno di que' tanti di cui la natura non ci dà il
sensorio; ce lo dà l'assuefazione, che qui consiste in istudio ed esercizio.
Perchè il popolo, che non potrà mai aver tale studio ed esercizio, gusti il
piacer delle {lettere,} bisogna che queste sieno meno
perfette. Tal piacere sarà sempre minore assai di quello che gl'intendenti
riceverebbero dalle {lettere} perfezionate (altrimenti
non sarebbe in verità un perfezionamento quello che le mette a portata de' soli
intendenti); e quindi ci sarà perdita reale; ma a fine che la moltitudine
riacquisti il piacere perduto, e del qual solo ella è capace. {{V. p. 4388.}}