[494,2]
Floro I. 13. {ed.
Manhem.}
Adeo tum quoque in ultimis religio
publica privatis adfectibus antecellebat.
*
Perchè
tum quoque? Forse ne' tempi seguenti, e massime in
quelli di Floro, cioè di Traiano, la religione pubblica fu più a
cuor de' Romani, che ne' primi tempi di Roma? O non più
tosto ella venne indebolendo a proporzione del tempo, e all'età di Floro, era, si può dire, estinta nel
fatto?
495 E non solo ai Romani, ma a tutti i popoli è
sempre avvenuto e avviene lo stesso. Questa era cosa confessata da tutti anche
allora, e la somma religiosità dell'antica Roma era
notissima e famosissima. Leggi: Adeo tum in ultimis
quoque: allora anche nell'infima plebe la religione
pubblica prevaleva alle affezioni private
*
,
laddove in seguito fu tutto l'opposto. Io credo però che in
ultimis l'abbiano inteso per in ultimis rebus
o casibus, negli estremi frangenti, e così abbiano
spiegato: Tanto anche in quel tempo, cioè nell'ultima
calamità. Male. In ultimis vuol dire negl'infimi, come apparisce dalle parole di Floro che precedono. V. il Forcellini, e le ult. edizioni di Floro. {{V. p. 510.
capoverso 2.}}